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Grazie ai contributi offerti da un bando della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, il Museo Diocesano Tridentino ha recentemente concluso un importante progetto di digitalizzazione del proprio patrimonio storico artistico. Nello specifico il bando ha permesso di digitalizzare e rendere fruibili al pubblico, attraverso piattaforme on line, i contenuti dell’archivio catalogorafico relativo alla “Collezione vescovile di stampe”. Il Museo conserva infatti un’eccezionale raccolta di incisioni: più di 5000 stampe prodotte tra il XV e il XX secolo dai più importanti incisori italiani, tedeschi, fiamminghi, francesi e inglesi, tra cui Mantegna, Carracci, Reni, Callot, Tiepolo, Bartolozzi, Luca di Leyda, Rembrandt, Jackson.
L’importanza di questa collezione risiede in diversi aspetti: in primo luogo essa presenta una qualità dei pezzi che supera la media riscontrabile in molte raccolte consimili e ci è pervenuta pressoché intatta nella sistemazione che, allo scadere dell’Ottocento, le ha assegnato Vincenzo Casagrande, primo direttore del Museo.
Il nucleo più cospicuo della collezione fu costituito nei secoli XVIII e XIX dai principi vescovi Cristoforo Sizzo de Noris (1763-1776) (1763-1776) e Emanuele Maria Thun (1800-1818). La raccolta fu poi accresciuta dal vescovo Giovanni Nepomuceno de Tschiderer (1834-1860) e dai suoi successori, Benedetto de Riccabona (1861-1879) e Eugenio Carlo Valussi (1886-1903). La collezione fu riordinata nel 1899 da Vincenzo Casagrande, cappellano e segretario vescovile, poi primo direttore del Museo Diocesano, secondo criteri geografici e cronologici. La raccolta venne così suddivisa in 57 cartelle e fu redatto un catalogo manoscritto, attualmente conservato presso il Museo, nel quale sono elencati i singoli pezzi. Negli anni Novanta del secolo scorso, il Museo ha iniziato la catalogazione delle stampe secondo moderni criteri scientifici al fine di verificare la consistenza di questo importante fondo di incisioni e di aggiornarne al contempo la conoscenza. È stato così prodotto un archivio di più di tremila schede cartacee redatte da specialisti, corredate dalle relative stampe fotografiche.
Grazie al sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto, il Museo ha digitalizzato il contenuto di questo archivio, allo scopo di renderne fruibili i contenuti scientifici e culturali. I dati desunti dalle schede cartacee sono stati inseriti nel database denominato “Inventario dei beni storico artistici delle diocesi italiane” predisposto dal Servizio informatico della Conferenza Episcopale Italiana per conto dell’Ufficio Nazionale beni culturali ecclesiastici. Il tracciato della scheda CEI è stato elaborato in collaborazione con l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione (ICCD) del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e ne riprende gli standard. Ad ogni scheda è stata collegata l’immagine digitale dell’opera. Le operazioni si sono concluse lo scorso 1° maggio. Le schede digitalizzate sono nel complesso 3238. I lavori sono stati coordinati da Domizio Cattoi, conservatore del Museo, e hanno visto impegnati in qualità di catalogatori, Adriana Paolini, Silvia Volcan e Nicola Zanotti.
Il software utilizzato per la digitalizzazione delle schede consente modalità avanzate di interrogazione della banca dati, incrociando i vari dati presenti nel tracciato. Per permettere la più ampia accessibilità e consultabilità dei dati digitalizzati, essi saranno pubblicati online sul portale BeWeB (beni ecclesiastici in rete: www.beweb.chiesacattolica.it) che contiene la banca dati nazionale dei beni culturali ecclesiastici. I fruitori del database potranno ora utilizzare il sistema per singole ricerche, tesi di laurea, pubblicazioni o per semplice curiosità. Il Museo Diocesano, da parte sua, potrà impiegare la banca dati per programmare iniziative espositive e proposte culturali che valorizzino questa straordinaria raccolta.
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