Una racchetta, tanto allenamento e un sogno che diventa realtà: la storia di Beatrice, ventunenne roveretana della “SportAbili” di Predazzo, sul podio delle “Special Olympics”
Prima di essere una vittoria sul podio, è una vittoria di valori, che fanno credere nell'amicizia, nelle capacità latenti di chi presenta dei deficit, nella sana competizione sportiva. Sul podio, per la prima volta in Trentino, è salita Beatrice, ventunenne roveretana di Borgo Sacco, che dal 22 al 24 maggio scorsi ha partecipato, con la “SportAbili” di Predazzo, al “Play the games” delle Special Olympics Italia, settore tennis, tenutesi a San Giovanni Lupatoto (VR).
La ragazza, che presenta un decifit cognitivo, ha vinto la medaglia di bronzo nel singolo e quella d'argento nel doppio, in coppia con un giovane normodotato di nome Michele. Sono stati la mamma Simonetta e i maestri, che l'hanno allenata, a credere fino in fondo alle sue potenzialità. Beatrice gioca da quindici anni, da quando frequentava la quarta elementare a Nogaredo, prima alla scuola “Happy Tennis” di Mori, e gli ultimi due anni, molto importanti per la sua formazione, nel “Team 2001” di Rovereto, nel centro sportivo Baldresca.
Si è sempre inevitabilmente trovata a competere con persone “normali”, e questo per un verso l'ha favorita, perché l'ha “costretta” a dare il meglio di sé. Il suo insegnante, Samuele Carraro, e con lui l'intero team, “l'ha accolta con grande sensibilità”, spiega la mamma, alla fine il loro giudizio è stato assai positivo: “Tecnicamente Beatrice gioca molto bene”, le hanno detto.
Il grande impegno le ha fatto raggiungere livelli molto buoni, pur considerando ovviamente la sua condizione, tanto che nella classificazione – composta da nove livelli – del “Play the games” è stata inserita nel secondo, immediatamente dopo quello occupato dai campioni italiani. Nate nel 1968, a livello internazionale, le “Special Olympics” offrono la possibilità alle persone con decifit cognitivi di cimentarsi nelle stesse discipline sportive delle Olimpiadi.
L'edizione 2015, in Italia, è iniziata lo scorso 10 aprile, a Prato, con la ginnastica ritmica, e si concluderà il 27 settembre, ad Olbia, con il calcio. Diverse le località che ospitano le varie discipline. “Il tennis è la mia vita”, ci dice soddisfatta Beatrice, mentre la incontriamo con la mamma nella sede della Cooperativa sociale “Amalia Guardini” di Rovereto, dove la ragazza lavora fino alle 16.30. Dopo, per due giorni in settimana, va ad allenarsi. Si è trattata della sua prima esperienza, al di fuori del solito allenamento con i maestri.
Beatrice è contenta di aver preso le medaglie, ma questo – sottolinea Simonetta – è un aspetto secondario, ciò che conta per queste persone è la partecipazione, la possibilità di socializzare, di fare amicizia, di essere prese in considerazione. “Mi ha fatto bene assistere a queste olimpiadi, tra il pubblico c'era gente con le lacrime agli occhi dall'emozione, nel vedere alla sfida finale i due campioni italiani, che, invece di guardarsi in cagnesco, si abbracciavano a ogni cambio di campo”, racconta la mamma. “Un esempio per tutti gli sportivi, coinvolti dagli scandali”.
Simonetta si è data molto fare nel corso degli anni per seguire la figlia, anzitutto alle elementari ha cercato di capire quale potesse essere lo sport che le interessava, evitando imposizioni. Le ha fatto vivere lo sport come divertimento e ha cercato gli orari e le persone giuste, che potessero comprenderla; ha persino preso lezioni di tennis per poterle stare vicino. “In settembre penso che partiremo con qualcosa di più impegnativo”, conclude la mamma. Mentre le persone con deficit cognitivi già da tempo si cimentano in altri sport, il tennis è una novità. Beatrice ha forse aperto una strada.
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