Due proposte che rilanciano la “Casa della solidarietà” a Trento nord nel segno dell’accoglienza
“Una provocazione per la comunità”. Così il parroco dei Solteri, don Claudio Leoni, aveva definito la decisione della Diocesi di Trento di affidare alla Provincia autonoma in comodato gratuito un intero palazzo di Centochiavi, per farne una “Casa della solidarietà”, all’indomani della pubblicazione della notizia su questo settimanale, alla fine di maggio. Non è passato neppure un mese, e quella stessa comunità parrocchiale dei santi Martiri Anauniesi, che comprende tre popolosi quartieri di Trento nord (Solteri, Centochiavi, Magnete), alla “provocazione” risponde, rilanciando.
Andiamo con ordine. Il 25 maggio scorso in Arcivescovado avviene il passaggio di consegne tra l'Arcidiocesi e la Provincia di Trento: l'edificio di nove piani in via Lunelli, che in passato ha ospitato anche la Sovrintendenza scolastica, adiacente alla chiesa affidata alla parrocchia dei Santi Martiri e nel quale ha sede anche la Caritas parrocchiale, che opera da anni in modo silenzioso ma anche attivo e prezioso, diventerà una “Casa della solidarietà” destinata ai migranti e alle associazioni che operano nell'accoglienza. Il 4 giugno l'assessora provinciale alla solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, illustra in profondità il percorso avviato quasi un anno prima, attraverso il confronto con varie realtà associative e poi tradotto, nell'ottobre 2014, in una delibera di Giunta. Per adattare il palazzo alla nuova funzione sociale servirà un milione di euro. Nella “Casa della solidarietà” troveranno posto anche il Cinformi della Provincia autonoma di Trento, l'Atas – associazione che si occupa dell'accoglienza degli stranieri -, il Centro Astalli Trento che ha un'attenzione speciale per i richiedenti asilo, altre associazioni, il Centro Servizi Volontariato, e poi universitari e cittadini disposti a un'esperienza di coabitazione.
L’attenzione a chi fa fatica, a chi vive una condizione di emarginazione, rappresenta il segno distintivo di questo progetto, che risponde a una precisa progettualità sociale e che punta a coinvolgere i futuri ospiti “come risorse per il contesto locale” (così l'assessora Borgonovo Re). In questa attenzione “agli ultimi” la comunità parrocchiale dei santi Martiri Anauniesi vede una continuità con quanto portato avanti dalla parrocchia stessa, nel suo continuo interrogarsi su cosa fare per chi si trova in una situazione di difficoltà. Proprio questo sguardo esercitato ed attento ha spinto il consiglio pastorale parrocchiale a scrivere agli assessori provinciale e comunale competenti, oltre che all’arcivescovo Luigi Bressan, per richiamare la loro attenzione su alcuni bisogni che interpellano il quartiere e che potrebbero trovare risposta all’interno del progetto di sistemazione della “Casa della solidarietà”.
La lettera del consiglio pastorale fa riferimento a due situazioni molto concrete.
La prima è la presenza di persone, in prevalenza uomini, che in seguito a una separazione familiare si trovano senza più una casa e, a lungo andare, corrono il rischio di veder precipitare la loro situazione, spesso già drammatica, lungo una china irreversibile. Nella “Casa della solidarietà”, ecco la proposta, si potrebbe ritagliare qualche spazio per dare risposta anche a queste persone, che sempre più di frequente si presentano alle porte della parrocchia. Sono quelle situazioni che lo scorso 24 giugno nell’Udienza del mercoledì in piazza San Pietro Papa Francesco ha affrontato con la schiettezza che ormai gli è riconosciuta, proseguendo la sua catechesi sulla famiglia con una riflessione “sulle ferite che si aprono proprio all’interno della convivenza famigliare”.
L'altra realtà per la quale il consiglio pastorale della parrocchia dei Santi Martiri spende una parola è quella di “Casa arcobaleno”, che da anni a Centochiavi opera a favore di donne che hanno bisogno di un alloggio temporaneo, in appoggio alla “Casa della giovane” di via Prepositura. Anche questa esperienza di accoglienza, si suggerisce, potrebbe trovare una collocazione migliore all’interno del palazzo che a breve sarà ristrutturato.
La richiesta del consiglio pastorale è di tenere presente anche queste necessità, in vista della sistemazione del palazzo, per il quale è già previsto un utilizzo misto, in parte per uffici e servizi, in parte per rispondere al bisogno di alloggio di persone in stato di necessità, come i migranti.
La proposta, che nasce dall’osservazione dei bisogni reali del territorio, è ora all’attenzione delle istituzioni interessate. Darvi risposta potrebbe contribuire a costruire quella “città senza periferie” che, riprendendo un concetto caro all’architetto Renzo Piano, è uno degli obiettivi posti dal riconfermato sindaco Alessandro Andreatta all’interno del documento sulle linee programmatiche 2015-2020, che andrà in discussione in consiglio comunale ai primi di luglio.
Lascia una recensione