Un gruppo di trentini sul cammino di S. Francesco nei giorni dell'attesa dell’enciclica “Laudato si’”
Il saluto di San Francesco (“Buon giorno, buona gente!”) alle persone che incontrava durante il suo peregrinare per la terra umbra e nei territori limitrofi ha accompagnato un gruppo di Trentini che per una settimana ha affrontato alcuni tratti, peraltro molto impegnativi, del “Cammino di San Francesco”. Hanno potuto condividere fra loro le emozioni dell'attesa dell'annunciata enciclica di Papa Bergoglio lungo i sentieri che di volta in volta portavano san Francesco a scegliere degli anfratti rupestri per dedicarsi alla preghiera, alla penitenza, al dialogo con Dio, con i primi discepoli, con i popolani, parlando anche con gli animali e subendo gli attacchi di forze demoniache che lo mettevano a dura prova.
Mescolare la testimonianza del “poverello d'Assisi” con i problemi ambientali attuali, il mondo di allora con la globalizzazione di oggi era il costante interrogativo che accompagnava la comitiva. Da un lato un cuore universale da sempre esempio di armonia con il creato, e dall'altro gli scempi e lo sfruttamento, gli squilibri provocati dal profitto, dalle guerre e dal denaro.
La crisi anche in Umbria ha prodotto zone d'ombra in campo agricolo con l'abbandono di molte aree – un tempo intensamente coltivate, anche nel settore dell'olivicoltura che vanta un primato di qualità per l'olio -, la contrazione della zootecnia, la chiusura di molte industrie e la disoccupazione, soprattutto giovanile. Sono problemi che la gente del posto ti butta lì non appena cerchi un contatto, magari soltanto per chiedere un bicchiere di acqua che abbonda specie in provincia di Rieti, considerata tra le più ricche d'Italia tanto da rifornire anche Roma sin da qualche secolo prima di Cristo, e più rara in altre zone.
Il processo di secolarizzazione ha contagiato molte strutture ecclesiastiche ridotte al lumicino per quanto attiene preti, religiosi e religiose. La loro presenza in molti luoghi cari a san Francesco, sui quali sono sorti eremi e conventi, piccoli e grandi manufatti devozionali, che ricordano i tanti episodi della vita del santo, adesso è solo rappresentativa. Si salva Assisi, ed è scontato se si pensa alle molte congregazioni, storiche, coeve con san Francesco e le Fraternità da quelle derivate nel corso dei secoli fino ai nostri giorni, tutte con le loro rappresentanze nelle basiliche, nelle chiese e nei monasteri. Su grandi piazzali il colore della pelle, i molti sai francescani e di altri ordini ed abiti conventuali e monacali, spiccano sulle fogge, le più varie, dei pellegrini che ogni giorno arrivano da ogni parte del mondo. Rare le presenze di chi procede a piedi sul Cammino di Francesco che s'interseca ripetutamente con la più frequentata e meglio tracciata Via Francigena.
Il gruppo trentino, partendo da Rieti, ha raggiunto a piedi in sette tappe Assisi percorrendo circa 160 Km, passando per Greccio, il santuario del presepe, Borgo Contigliano, Fonte Colombo e poi Poggio Bustone attraversando la faggeta con il secolare “Faggio di San Francesco”, Piediluco, Arrone, l'Abbazia di San Paolo in Valle. E poi ancora Spoleto, il convento di san Francesco del “Bosco sacro di Monteluco” con il suo eremitaggio passando nella lunga discesa fra edicole sacre ed eremi: eremo di san Girolamo, delle Grazie, di San Paolo Protoeremita. Solo un infortunio, quello del notaio Guido Falqui Massidda: cadendo ha riportato la frattura del malleolo ed è stato costretto al forzato rientro a Rovereto.
Dalle fonti del Clitumno, in cui si respira aria di poesia per le presenze prestigiose nel passato di grandi poeti, proseguendo verso nord, soste d'obbligo alla Madonna delle Lacrime, a Trevi, Collecchio, Sant'Eraclio e Foligno in festa per la ricorrenza patronale. Da Spello infine da via degli ulivi, un vastissimo anfiteatro coltivato intensamente con questa pianta (e tutti a ben sperare in un'annata migliore del 2014, fallita per la pioggia), si è raggiunta dall'alto (quota 1.200) la valle di Assisi e quindi la città con le sue viuzze, le sue basiliche, piazze, fontane e la tomba di san Francesco quasi inaccessibile per la ressa di fedeli e la diretta Rai con Carlo Conti.
Molte le ascese attraverso sentieri impervi e mulattiere dilavate dai temporali pressoché quotidiani, in un grande silenzio e a cielo aperto sotto il solleone con una temperatura oltre i 32° C.
Nel cammino è maturata in tutti un'idea su san Francesco come esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole (quante le fragilità patite dallo stesso Francesco, come raccontava nei pressi dei luoghi di culto la guida, il giovane naturalista Silvio) e di una ecologia integrale. Nell'enciclica “Laudato si’” Papa Bergoglio dedica a san Francesco parole affascinanti, intense, devote, che confermano l'attenzione particolare del poverello di Assisi verso la Creazione e verso i più poveri e abbandonati. Amava ed era amato per la sua gioia, la sua dedizione generosa, il suo cuore universale; un mistico e un pellegrino che viveva con semplicità e in una meravigliosa armonia con Dio, con gli altri, con la natura e con se stesso.
Facile immaginarlo rannicchiato nelle rientranze rocciose o steso sulla nuda terra per il sonno sempre tormentato e tentato nello spirito o inginocchiato in preghiera e in estasi. L'iconografia aiuta. Più difficile mettere in pratica il suo messaggio ed operare per un'ecologia integrale, come scrive Papa Francesco, vissuta come lui “con gioia e autenticità”.
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