Renzi e l’ipotesi della fase due

Dopo il risultato sconfortante per il PD dei ballottaggi (e con alle spalle i flop in Liguria e in Veneto) si fa un gran parlare della fase due del governo Renzi. I suoi avversari interni pensano di poterlo costringere a venire a patti, raccontando la storia che il cattivo risultato è figlio della proclamata “virata a destra” del governo sul lavoro e sulla scuola. Una tesi tutta da dimostrare, perché se veramente fosse così si sarebbe dovuto assistere al travaso dei voti persi dal PD nell’estrema sinistra o quantomeno per esempio ad un sostegno convinto al candidato “critico” Casson a Venezia.

Gli uomini del cerchio renziano invece attribuiscono l’esito poco favorevole all’errore nella scelta dei candidati sommato all’emergenza immigrati che avrebbe fatto fuggire elettori moderati dal recente sostegno all’attuale premier. Anche questa una tesi consolatoria, che mette fra parentesi dati imbarazzanti: il fatto che i candidati “sbagliati” sono stati scelti dai renziani o quantomeno tollerati da questi nella speranza di tacitare lotte interne; il fatto che la questione immigrazione è vissuta dalla gente con preoccupazione, ma dubitiamo che si pensi che la colpa sia del PD (la gente non è così immatura come si crede).

Il problema è che le elezioni hanno sottolineato due fattori con cui sarà necessario fare bene i conti. Il primo è l’estrema volatilità dell’elettorato che ormai considera del tutto normale scegliere di non recarsi alle urne. Se non si recupera una quota significativa di questo astensionismo non sarà possibile rimettere in sesto una dialettica politica priva del rischio di finire vittima delle suggestioni delle ultime settimane prima delle elezioni. Il secondo è che le urne hanno visto una netta tendenza a preferire “liste civiche”, cioè formazioni che nascono come estranee al mondo dei partiti. Lo stesso M5S è a suo modo una lista civica anomala, perché fatto di non professionisti politici che rifiutano di definirsi con i tradizionali simboli dei partiti (destra, sinistra, ecc.) e che proclamano la loro estraneità dal “sistema”.

A questo punto bisognerà vedere se la classe politica, e Renzi in testa, saranno capaci di misurarsi con questa novità. La scappatoia del facile populismo è preclusa dal fatto che Salvini e la sua Lega hanno già occupato quei territori. Ogni volta che una formazione si avventurerà su quei terreni, Salvini potrà dirle “benvenuta a bordo” e non farà che rafforzare la sua primogenitura. Dunque bisogna trovare qualcosa di diverso.

Renzi punta sulle riforme e afferma che adesso non perderà più tempo con coloro che semplicemente gliele boicottano senza proporre vere alternative. Fa anche bene a comportarsi così, non fosse che la questione non si limita a portare in porto le leggi di riforma, ma consiste soprattutto nel rendere effettivi i miglioramento che da queste ci si aspetta.

Per dire una cosa banale, benissimo immaginarsi una “buona scuola”, ma come si potrà farla senza disporre degli insegnanti adatti e dei presidi adatti, e senza avere a disposizione studenti e famiglie disposte a lavorare per raggiungere quei risultati? Siccome si tratta di risultati onerosi e, come si sa, la voglia di far fatica non è che sia molto diffusa, la riforma non sortirà effetti significativi nel breve periodo, ma piuttosto aumenterà il disagio legato ad ogni fase di transizione in cui convivono in modo confuso e conflittuale il vecchio e il nuovo.

E’ solo un esempio che si può moltiplicare per la riforma della pubblica amministrazione, della giustizia, dell’università e si può continuare con un elenco piuttosto lungo. Ora mentre questa fase di prevedibile confusione andrà avanti per l’impatto delle riforme sul paese, si dovrà tornare alle urne e votare con l’Italicum che massimizza il gioco al massacro. Non perché c’è il premio di lista (con coalizioni sarebbe la stessa cosa), ma perché diventa un referendum pro o contro “la politica in corso”.

Si è già avuto un assaggio di come possono finire referendum di questo genere, ma in caso di uno scontro nazionale le dimensioni complicheranno non poco il quadro. Dunque la fase due dovrebbe consistere nello studiare come si possa evitare un simile scenario.

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