Il pane, diritto e dovere di tutti

“I grandi eventi biblici spesso sono stati messi in luce attraverso la consumazione e lo scambio di cibo”

“Tra i significati e le forme che un altare riveste nelle varie religioni, quello cristiano ha una unicità, poiché oltre ad essere ara e centro focale dello spazio sacro, è anche mensa”. Nell'omelia pronunciata giovedì 4 giugno nella celebrazione per il Corpus Domini, l'arcivescovo Luigi Bressan ha sottolineato come l'incontro con Dio a una mensa eucaristica non sia un fatto isolato, ma entri in un approccio costante della Sacra Scrittura, fin dall'inizio quando Dio stesso dette il cibo ai progenitori.

“I grandi eventi biblici spesso sono stati messi in luce attraverso la consumazione e lo scambio di cibo, fino a farne delle vere e proprie celebrazioni identificative della fede; pensiamo alla pasqua ebraica e alla conclusione dell’alleanza. Il pasto eucaristico ne costituisce il segno fondamentale e decisivo, e il regno di Dio è spesso paragonato a un banchetto”. Anche il libro degli Atti degli Apostoli “descrive i discepoli come membri di una comunità dove si praticava la fractiopanis (condivisione del pane) e ognuno godeva del necessario per vivere, dove ci si prendeva cura dei poveri”.

Il cibo, ha proseguito Bressan, “è diritto e dovere primario”: diritto per chi non è in grado di procurarselo da solo (per età, invalidità, emarginazione, ingiustizia sociale, disoccupazione forzata…); dovere di condivisione per ogni cristiano verso gli altri. “La Chiesa da sempre educa alla condivisione e condanna chi costringe la gente alla fame o alla sete, sia pure per vincere una battaglia, come udiamo sta succedendo anche nel nostro tempo: orrore su orrore! Così pure chi lo fa per motivi politici o finanziari”.

Non di solo pane vivrà l’uomo, ricorda la saggezza evangelica, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt4,4). “Un primo livello, oltre il cibo materiale, è quello dell’accoglienza” – ha proseguito Bressan -, che inizia nella famiglia e si sviluppa nella socialità: “è la fame di legami veri e autentici. Non è rispetto dei diritti dei bambini volerli privare di un tale complemento di formazione, riducendo la genitorialità ai soli aspetti fisici e agli interessi degli adulti”.

“Ma nemmeno l’aspetto relazioniale umano e psicologico sociale sono sufficienti a sfamare il cuore dell’uomo”: “senza la dimensione spirituale e religiosa egli sarebbe ridotto a una macchina che produce e consuma,”, “ogni vita sarebbe priva di speranza vera e la solidarietà resterebbe senza fondamento”. “Invece, tutta la tradizione biblica riconosce che nel chiedere e nel condividere il pane quotidiano, l’uomo è chiamato ad aprirsi e rispondere a una fame più profonda che sale dalla sua stessa natura: quella della Parola di Dio e della comunione con Lui, che i Sacramenti, ed anzitutto l’Eucaristia, ci offrono”.

Gesù disse: Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Nella sua missione, seppe unire alla sua parola di verità gesti concreti di giustizia e di carità (pensiamo alla moltiplicazione dei pani), ma ricordando poi: “Voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati… Datevi da fare per il cibo che rimane per la vita eterna” (Gv 6, 26s). La celebrazione e la processione (che dal Duomo ha poi raggiunto la chiesa del Santissimo), siano un modo – ha concluso Bressan – “per ringraziarLe di questo pane e invocare grazie su tutta la nostra città”.

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