“L'economia parlerà francese e italiano”, i due premier dal palco di Trento lanciano una sfida all'Europa
Dopo le votazioni in sette regioni italiane di domenica 31 maggio Matteo Renzi si è imposto un silenzio fuori dal suo costume. A parlare sono stati i portavoce locali del Pd che ha conquistato 5 regioni su 7, ma ha perso in Liguria, da tempo roccaforte della sinistra italiana.
A Trento nel confronto amichevole con il primo ministro francese Manuel Valls coordinato sabato dalla giornalista altoatesina Lilli Gruber, Renzi si era riservato poche battute ironiche, sufficienti però per indurre esponenti dei partiti di opposizione ad annunciare querele per una supposta violazione del silenzio elettorale, imposto dalla legge alla vigilia e il giorno del voto.
Ma la questione del ricorso alla magistratura si è fatta violenta anche per altri motivi, ovvero per la pubblicazione della lista degli “impresentabili” da parte di candidati che ritengono di non aver nulla o poco di impresentabile. Dopo l'esito del voto taluni sono passati dalle parole ai fatti con il ricorso alla magistratura o meglio l'approntamento delle denunce, nella fattispecie contro la presidentessa della Commissione antimafia Rosy Bindi, sulla quale peserebbero numerose violazioni di legge. Ma la decisione di rendere pubblico l'elenco all'antivigilia del voto ha sollevato un vespaio anche all'interno del Pd per le ripercussioni sugli elettori specie in Campania, Puglia e Liguria.
Puntuale era arrivata anche una nota del presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco il quale ha parlato sì di problema “eminentemente giuridico” (quello degli impresentabili), ma anche di necessità del Paese di avere “candidati onorabili”.
Non è che Renzi se ne stia del tutto zitto. E' volato in Afghanistan fra i nostri soldati impegnati in quel Paese, presenziando alle celebrazioni del 2 giugno. L'ha accompagnato una riservatezza pressochè assoluta sulle elezioni. I suoi umori prevalentemente “partitici” con la sinistra dem sono in parte resi noti dai collaboratori. Viaggiano tutti in direzione di un ipotetico scontro in seno al partito.
“Non è un voto su di me”, aveva ripetuto a Trento, come nei comizi in molte parti d'Italia, frase censurata dai suoi oppositori con altre quali: “Brunetta, sapete chi è Brunetta?” per il fatto di non essersi accorto della legge sul fiscal drag e della cancellazione del 3% approvata anche del rappresentante di Fi, di Grillo e Salvini, ora muti, e che un anno fa avevano fatto dell'euro il cavallo di battaglia nelle elezioni europee, che al contrario per Renzi hanno dimostrato che “cambiare si può”. E così nel computo di accuse sono finiti anche i manifesti e la pubblicità che annunciavano l'arrivo del presidente del Consiglio al Festival.
La conferma della decisione del premier ad andare avanti nella realizzazione delle riforme è ribadita dal suo entourage. La polemica elettoralistica ha travolto i molti temi affrontati a Trento dai due leader sull'Europa, sul rilancio dell'economia che non può procedere condizionata dal rigore e dall'austerità, in materia di riforme, di flessibilità e crescita, di disoccupazione giovanile e della linea comune in molti settori tra Francia ed Italia che in un futuro ormai prossimo farà parlare all'economia non il tedesco, ma l'italiano e il francese. Una battuta è vero come altre, che conferma però un'intesa neppure tanto sotterranea fra Renzi e Valls, pure sui problema dei migranti, sulle delicate questioni di politica estera in Africa ed Est europeo, nel Mediterraneo, sul concetto di sinistra riformista in contrapposizione alla sinistra storica, mentre Hollande era a colloquio con la Merkel. Renzi ha, tra l'altro, dichiarato che non si darà pace fino a quando non sarà data degna sepoltura ai profughi annegati qualche settimana fa, ancora prigionieri del loro barcone ad oltre 360 metri di profondità in mare al largo delle coste libiche “a meno che l'Italia e l'Europa non intendano inabissare la loro coscienza2 a quella profondità. La Libia aspetta fatti concreti da parte di Onu, Ue e Italia, mentre l'Is avanza inesorabilmente. E' rinviata al 26 e 27 giugno ogni decisione del Parlamento europeo in fatto di sbarchi, profughi, clandestini e quote, mentre se n'è già occupato del problema, in via straordinaria e per la prima volta, il Consiglio europeo. Un segnale del tutto positivo per Renzi.
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