Casa solidarietà, Borgonovo Re: “Non un dormitorio”
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Si chiamerà “Casa della Solidarietà” l’edificio di nove piani che l’Arcidiocesi di Trento ha messo a disposizione la settimana scorsa (vedi la precedente copertina di Vita Trentina) della Provincia in località Centochiavi. L’assessora alla solidarietà sociale Donata Borgonovo Re ha illustrato giovedì 4 giugno il percorso partito quasi un anno fa con varie realtà associative interessate e concretizzatosi poi nelle delibera di Giunta dell’ottobre scorso: servirà quasi un milione di euro per trasformare la palazzina in una struttura polifunzionale di sviluppo della comunità, con diverse forme di residenza temporanea, convivenza sociale, servizi pubblici e di comunità.Come annunciato, vi trasferiranno i loro uffici il Cinformi, l’ATAS, il Centro Astalli ma anche il Centro Servizi Volontariato, altre sigle associative, studenti universitari, utenti esperti e cittadini disposti a un’esperienza di coabitazione. Dal punto di vista residenziale la priorità saranno i rifugiati – da 60 a 80, secondo una stima – ma sono ipotizzate anche altre forme di coresidenza: per dialogare con il territorio circostante, forte delle esperienze già attivata anche in zona (come la residenza “Brennero”), sono previste nella “Casa della solidarietà” anche spazi per incontri associativi, una biblioteca diffusa, bar e forse anche un ristorante in cui i giovani immigrati potrebbero fare esperienze formative. “Non sarà certamente un dormitorio – ha scandito l’assessora Borgonovo Re – ma anche gli spazi rispondono ad una progettualità sociale e al coinvolgimento degli ospiti come risorse per il contesto locale. Un’impostazione nella quale devono rimanere coinvolte anche la Caritas e Fondazione Comunità Solidale e che trova l’appoggio dell’Arcivescovo: “Questa nuova Casa – ha ribadito mons. Bressan – rientra in una rete che la nostra Chiesa vuole contribuire a costruire a favore dei migranti e delle persone in difficoltà”. L’assessore comunale Italo Gilmozzi ha messo in evidenza che “anche in quest’occasione si potrà trasformare in un’opportunità quello che all’inizio poteva apparire un problema”. I tempi? La Provincia prevede dieci mesi per la ristrutturazione: un tempo utile per la progettazione sociale.
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