Un restyling da Francesco

E' calato il sipario sul Festival dell'economia che per il decimo anno consecutivo ha trasformato Trento in Gotha dei massimi sistemi economici. Il popolo dello scoiattolo ha fatto ritorno a casa, chi all'università, chi nelle istituzioni pubbliche, negli enti privati, nella agenzie di ricerca, nelle fabbriche e nei laboratori artigianali, nei ministeri e chi ancora sui banchi di scuola come i moltissimi studenti giunti da tutt'Europa.

Impossibile trarre un bilancio sulla molteplicità delle teorie illustrate, discusse e proposte in un'agorà globale dove le lingue grazie all'altissima tecnologia utilizzata per la tradizione ha consentito di capirsi in tutte le lingue e in contemporanea in punti diversi della città. Gli interventi più importanti potranno essere riascoltati ricorrendo al web oppure alle riedizioni televisive delle emittenti locali. Una parola su tutte ha avuto il sopravvento: sobrietà. E' un termine improprio nei confronti delle persone povere. S'impone sulla maggior parte della popolazione occidentale per un nuovo modello di vita da rincorrere, da ricreare, imposto dalla crisi economica seppure dai contorni ancora sfuocati per l'illusione di un ritorno agli stili di vita del passato imposti dalla società del benessere.

L'edizione 2015 del Festival che ha affrontato il tema della mobilità sociale in tutta la sua complessità e dinamiche, trovando relatori e interlocutori delle più diverse scuole mondiali su posizioni spesso contrapposte. Difficile una loro scrematura o un loro adattamento alla situazione locale in quanto condizionate spesso da fattori contingenti come la ripresa, gli apparati statuali, i condizionamenti di direttive sovranazionali, le resistenze o il rischio default. Forse per la prima volta sono mancate le contestazioni sui costi del Festival che ha assunto un tono più popolare entrando nel profondo delle sensibilità non solo accademiche, ma popolari. Resta la prospettiva per il 2016 di un restyling, a detta del presidente Ugo Rossi. Visto che nella fase preparatoria era stata annunciata la presenza anche di Papa Francesco, data per certa per i buoni uffici in Vaticano dei partner come Laterza, ma non avvenuta, pare opportuno riprendere qualche spezzone di un suo discorso pronunciato nel momento in cui si spegnevano i riflettori sulla kermesse, in tema di famiglia che “ha tanti problemi che la mettono alla prova”.

La prima di queste prove, citata dal Papa è la “povertà” per le famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche le zone rurali: “quanta miseria, quanto degrado”. Ad aggravare la situazione per Francesco s'aggiunge la “guerra”, dietro le quinte al Festival, entrata solo di soppiatto in alcune relazioni. Eppure così diffusa, così tragica, “una cosa terribile”, “madre di tutte le povertà” “grande predatrice di vite, di anime e degli affetti più sacri e più cari”. La fiducia in Dio di tante persone, nonostante l'estrema povertà, per Francesco, non deve giustificare la “nostra indifferenza”, ma semmai aumentare la “vergogna” per il fatto che ci sia tanta povertà”. “E' quasi un miracolo – ha osservato – che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami”. “Il fatto irrita quei pianificatori del benessere (visti anche a Trento) che considerano – ha rimarcato il Papa – gli affetti, la generazione, i legami familiari, come una variabile secondaria della qualità della vita”. “Non capiscono niente!” “Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva la società dalla barbarie”. “Che cosa ci rimane infatti, se cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti familiari?” Per il Papa s'imporrà una nuova etica civile soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla “spirale perversa tra famiglia e povertà che ci porta nel baratro”.

Francesco definisce l'economia odierna “spesso specializzata nel godimento del benessere individuale” praticando “largamente” lo sfruttamento dei legami familiari. L'“immenso” lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, “naturalmente” – dice il Papa – dal momento che “l'economia e la politica sono avare di riconoscimenti” a tale riguardo. “Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tutto”. Sono cose non dette per il Festival, ma tutte rientranti nel tema della mobilità sociale ad integrazione di altre esposizioni, raccomandate da Francesco ai “cristiani” e alla “Chiesa” che “dev'essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria”. Se poi qualcuno altro vuole accodarsi, fra quanti sono chiamati a gestire il bene comune dopo le elezioni, c'è posto come effetto Festival e restyling di vita.

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