Due libri trentini, ripresi per l'occasione, aprono le riflessioni sulla cura dell'umano e del creato
Custodire e coltivare: due verbi che creano il solco in cui gettare come semi le nostre azioni per far germogliare di nuovo il sentiero indicato dal Festival Biblico della diocesi di Vicenza che, giunto alla XI edizione, con "Custodire il Creato, coltivare l’Umano" amplia i suoi orizzonti. Dopo Padova, Rovigo e Verona si è svolto infatti anche a Trento dove dal 21 al 24 maggio si è articolato in una serie di appuntamenti spirituali, letterari e artistici declinando il tema scelto – "Custodire l'umano" – con creatività come sottolineato dal direttore del Centro diocesano per l'ecumenismo e il dialogo interreligioso Alessandro Martinelli nell'inaugurare la prima edizione trentina.
L'evento si è aperto con la presentazione di due libri – “Custodire l'umano. La fede cristiana: strutture e simboli dell'atto di fede" di Andrea De Carli (TAU 2013) e "La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato" di Maria Teresa Pontara Pederiva (EDB 2013) – avvenuta alla presenza degli autori giovedì 21 maggio al Centro Bernardo Clesio di Trento. Due testi significativi perché anticipatori delle tematiche proposte quest'anno dal festival racchiuse in quel binomio – custodire e coltivare – che contempla la riflessione sul legame inscindibile tra salvaguardia dell'umano e del creato.
"Il libro di don Andrea De Carli parla di fede partendo da una posizione teologica forte – ha detto Leonardo Paris introducendo il delegato vescovile per l'ecumenismo e incaricato per la pastorale universitaria -: la fede è prima di tutto un'esperienza umana: è un gesto che compiamo nei confronti dell'altro, affidandoci alla sua accoglienza, quindi custodire la fede significa custodire la fiducia che ci lega l'uno all'altro".
Pur implicando un decentramento di se stessi, essa non si traduce in uno spossessamento proprio perché è questa relazione di fiducia negli altri e nella parola di Dio a costituire lo strato profondo che preserva e arricchisce l'umano. Dunque credere è un gesto fondato nella quotidianità di un legame che fa spazio ad una dinamica di alleanza: da una parte c'è il dono di chi si offre alla mia fiducia, dall'altra il coinvolgimento di chi si affida, ma la vulnerabilità della relazione non è a senso unico, anche Dio è sbilanciato verso l'uomo, che ne diventa responsabile come scriveva Etty Hillesum.
Il direttore di Vita Trentina Marco Zeni ha poi presentato il testo della professoressa e giornalista Maria Teresa Pontara Pederiva: "Nella prefazione, monsignor Bregantini lo definisce un libro attualissimo per la questione ecologica in quanto ha saputo anticipare i temi di Expo 2015 e rimarca l'importanza dell'arte di educare alla responsabilità nei confronti del creato e dell'ambiente. Un libro che a mio parere dovrebbe stare in tutte le case ed essere letto a scuola".
Nelle 140 pagine divise in 7 capitoli l'autrice tratta i temi della cura dell'ambiente, dell'etica della condivisione, della biodiversità, del ruolo della cultura: una riflessione che aiuta a comprendere meglio il mondo globale nel quale siamo immersi.
"Questa cura fa parte dell'identità trentina, ma si tratta di costruire una cultura e c'è grande attesa per un'enciclica dedicata alla responsabilità della salvaguardia del creato visto che finora non è ancora stato scritto un documento su questo argomento", ha detto Pederiva riconoscendo in monsignor Golser, a cui ha dedicato il libro, un precursore rispetto a questa tematica. A lui si deve infatti l'introduzione della Giornata del creato che si celebra a Bolzano fin dal 1998.
"Accostare i due testi fa capire che non è necessario ribassare la centralità dell'uomo per affermare quella del creato: dobbiamo recuperare il legame con la terra e viverlo sull'esempio di S. Francesco – ha concluso don Decarli -. L'ambiente è donato da Dio proprio perché l'uomo possa sperimentare la sua dimensione umana in pienezza, e avere a cuore il bene della terra significa prenderci cura della nostra interiorità".
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