Lo storico Turrini ha valorizzato il diario di due clesiani
Dalle memorie di un sacerdote don Francesco Negri, decano di Cles dal 1903 al 1935 e di Francesco Borghesi della frazione di Mechel, lo storico don Furtunato Turrini ha tratto una pubblicazione che si legge tutta d'un fiato dal titolo “Ricordi di guerra” (1914-1918). Nelle note del Negri – sottolinea Turrini – l'angolo visuale è quello clesiano con attenzione alle contingenze. Si sospetta una strage in Galizia. Si teme per l'atteggiamento attendista dell'Italia, una neutralità che durerà meno di un anno dalla dichiarazione di guerra dopo l'assassinio del Principe ereditario d'Austria Ungheria e della consorte, a Saraievo. La “finis Austriae” (fine dell'Austria) è temuta, come quella della Serbia, tanto da indurre il prete a scrivere: “Convien pregare e tremare, e pensare all'avvenire”. Nessuno, per Turrini sospettava il progetto della massoneria, specie francese, decisa a far cadere l'unico stato multietnico d'Europa, per costruire sulle sue macerie un coacervo disordinato di stati nazionali, destinati a fallire con il secondo conflitto mondiale.
Un resoconto scarno, ma preciso, dal fronte, è il diario di Francesco Borghesi, spedito al fronte a 17 anni per l'Austria Ungheria dal 1915 al 1918, come il padre, arruolato “benché vecchio”. L'11 novembre 1918 scrive: “Fatto Armistizio colla Germania, venire verso la Germania, file a piedi come noi, Baveresi e Prussiani rabbiosi perché perdere la guerra”. “La guerra rovinò la mia famiglia”.
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