Una cinquantina le rappresentanze nazionali dei 5 continenti che hanno sfilato per le vie del centro storico di Trento
“Che meraviglia”. “Mai vista una cosa del genere”. Sono commenti raccolti fra i trentini nel corso della Festa dei popoli, giunta alla sedicesima edizione, organizzata dal Centro missionario, in collaborazione con i vari sodalizi etnici e di numerosi gruppi del volontariato cittadino. Non si tratta di espressioni frutto di un colpo di sole, vista la splendida giornata che ha consentito la miglior fruizione di tutti i vari appuntamenti in programma, ma di giustificate considerazioni da parte di quanti hanno partecipato all'evento, per la prima volta, di fronte ad uno spettacolo straordinario per la compresenza di testimonianze del mondo globale che si fa piccola comunità territoriale di una regione alpina, ormai integrata e aperta a nuovi arrivi. Non è più il saluto della popolazione locale, attraverso le istituzioni religiose e pubbliche, ma una condivisione festosa di piccoli e grandi traguardi raggiunti che passano attraverso l'acquisizione di un lavoro, dipendente o autonomo, la conquista di un alloggio, il godimento dei servizi sanitari e scolastici, il consolidamento di relazioni dentro e fuori il gruppo di appartenenza, con il vicinato, la tutela istituzionale ed i molti matrimoni, cosiddetti misti, che hanno consolidato la figura del nuovo cittadino trentino.
A movimentare la festa nelle ultime edizioni si sono viste persone delle varie località periferiche attirate non solo da vincoli di conoscenza o solidarietà con gli immigrati di vecchia o più recente datazione, ma anche di parentado (suoceri, cognati, zii e cugini). E' una nuova generazione della quale è necessario tener conto come dato di fatto, maturata fra non pochi pregiudizi, integrata, ma anche legata alle proprie radici come lo sono i trentini emigrati in tutto il mondo che non hanno mai voluto perdere o disperdere il proprio patrimonio culturale e quelli degli avi, grazie anche alla rete dell'associazionismo della Trentini nel Mondo. Tanto da far ripetere all'ideatore dell'incontro don Beppino Caldera al microfono dal palco: “Tutti vogliamo essere accoglienti, gli uni verso gli altri. Tutti cercano di costruire la speranza senza mai lasciarsi vincere e dalle difficoltà”. In piazza Fiera sono transitati anche i partecipanti alla Festa di Primavera delle scuole cattoliche in un abbraccio di massa fra i portatori di ideali di fratellanza e solidarietà.
L'edizione 2015 della Festa dei Popoli non ha certo dimenticato la tragedia dei profughi in fuga dai Paesi del Nord Africa per guerre e povertà con la lettura di una preghiera riservata a loro, dei terremotati del Nepal, dei perseguitati per il loro credo religioso, tra i quali molti cristiani. Il vescovo Luigi Bressan nel suo saluto, in piazza Fiera, al termine della sfilata con i vertici delle istituzioni pubbliche, attorniato dai vessilli di una cinquantina di Paesi, ha citato, tra l'altro la Colletta promossa in tutt'Italia dalla Chiesa a sostegno delle popolazioni disastrate dell'area himalayana colpita ripetutamente dal sisma. Ha ricordato come la manifestazione sia stata promossa all'inizio del suo servizio alla diocesi 16 anni fa per l'appunto, grazie anche all'esperienza maturata come nunzio e di fronte al fenomeno nuovo e sempre più consistente dell'immigrazione dal Maghreb e poi dall'Est Europa, dai Paesi latino-americani ed ancora dall'Estremo Oriente. “E' una festa che mi ha accompagnato qui in Trentino”, ha dichiarato. “Alle volte abbiamo difficoltà a capirci, ma bisogna avere pazienza. Insieme costruiremo una nuova cultura, che non è mai la stessa”. E' seguita una pausa di preghiera da parte delle maggiori religioni presenti sul territorio.
“I vostri colori – ha aggiunto il sindaco di Trento, Alessandro Andreatta – fanno bello quest'evento”, spiegando che la collettività non si presenta sulle difensive, come in una fortezza, ma che “dalla mescolanza si deve ricavare il meglio, camminando tutti insieme”. L’assessora provinciale Sara Ferrari, che si occupa anche di Solidarietà internazionale, a nome del governo della Pat ha ringraziato i presenti per aver scelto il Trentino: “Siete bellissimi – ha detto -, siete il nostro tesoro; grazie a tutti voi”.
Espressioni di plauso sono venute anche dal vescovo indiano mons. Paul Maipan, a Trento per un breve soggiorno, che ha parlato di festa “che porta ad essere più uniti, fautori di pace”. Infine il console onorario di Romania, Maurizio Passerotti, ha portato un particolare saluto ai molti rappresentanti dei Paesi dell'Est. Nella giornata festiva in apertura della manifestazione si erano esibiti, con il meglio del loro repertorio, il coro Martinella di Serrada di Folgaria e il corpo musicale di Zambana diretti rispettivamente dai maestri Gianni Caracristi e Danilo Azzolini. Entrambi hanno eseguito l'Inno al Trentino. Anche in questa circostanza gli organizzatori per il paziente lavoro di presentazione del programma mattutino hanno potuto contare su Italo Leveghi. La festa dei popoli ha visto alternarsi sul palcoscenico spettacoli che nella giornata festiva si sono protratti fino a tarda notte. Di grande attrazione sono risultati i numerosi stand etnici.
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