All'Expo piantato un fiore fra 805 pietre a ricordare i milioni di persone prive di cibo
Fra le 805 pietre collocate nei pressi dell'edicola Caritas all'Expo di Milano, a rappresentare i milioni di persone prive di cibo nel mondo, martedì 19 maggio è stato piantato un fiore, segno ideale di speranza, al termine del “Caritas Day”, che ha portato alla manifestazione i volti e le storie degli affamati, ma anche di quanti lottano contro le privazioni alimentari e l'indigenza.
A rappresentare quest'universo 174 delegati delle Caritas attive in 85 Paesi, 22 dei quali non presenti all'Expo. Al centro dei lavori la campagna globale contro la fame “Una sola famiglia umana, cibo per tutti”, lanciata dal Papa nel dicembre 2013 e applicata dalle Caritas nazionali in “buone pratiche” per la sovranità alimentare.
Caritas Internationalis nel padiglione del Vaticano ha allestito un'edicola sul tema: “Dividere per moltiplicare” e un intenso programma di dibattiti, al quale ha collaborato per gli effetti mediatici anche l'ex assessore provinciale Lia Giovanazzi. Prima del Caritas Day, più di 50 mila in piazza Duomo hanno preso parte ad una manifestazione promossa dalla diocesi e da Caritas, debutto della Chiesa in Expo, nel segno dell'arte, della solidarietà e della preghiera, con gli interventi dei cardinali Luis Antonio Tagle di Manila e Oscar Rodriguez Maradiaga, nuovo presidente e presidente uscente di Caritas Internationalis e dell'arcivescovo di Milano Angelo Scola.
Nella giornata clou il confronto internazionale tra studiosi e operatori è stato aperto dalla relazione dell'arcivescovo Luigi Bressan, presidente di Caritas italiana, sulla “Natura sacra del cibo”. Maradiaga ha presentato i risultati di una ricerca sulla sicurezza alimentare e sono stati poi illustrati altri sette progetti esemplari, commentati dall'intervento finale di Michel Roy, segretario generale di Caritas Internationalis.
Nella prospettiva biblica esposta da Bressan, il cibo è impegno dell'uomo, testimonianza di fraternità, ma anzitutto dono di Dio, che si trova al centro delle richieste nella preghiera cristiana per eccellenza – il “Padre nostro” – attraverso la quale ci si riconosce creatura bisognosa: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Il nutrimento con quel “nostro” è chiesto per tutti, per sé e per gli altri. “La grande orazione cristiana – ha proseguito – non si limita quindi ad evocare la condivisa “figliolanza” nei confronti di Dio (“Padre nostro”), ma desidera anche indicare come la richiesta di cibo debba far crescere la coscienza della fraternità che accomuna il genere umano, in un contesto di relazione con Dio e di riconciliazione tra gli uomini e nella coscienza del pericolo della tentazione”.
Nella Bibbia il cibo figura al primo posto tra i doni offerti dal Creatore agli esseri umani e dà quindi valore di sacralità al rapporto con Dio stesso. Ma il cibo, nella disamina esegetica di Bressan, richiede anche la collaborazione dell'uomo, definendone il compito di “custodire” e “coltivare” il mondo, ruolo da svolgere con il sudore della fronte, guardando alla produttività, ma anche alla dimensione spirituale, come sancisce il riposo settimanale.
Le Scritture conoscono anche l'abuso del Creato, tanto che si introdusse l'Anno Giubilare per una conversione del cuore, il riposo della terra almeno per un anno e l'ingiusto accaparramento. “Pensiamo oggi – ha commentato Bressan – ai danni provocati dalle monoculture intensive, imposte da interessi multinazionali”.
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