Per Michele Andreaus, docente di economia aziendale all’Università di Trento, la vicenda Btd-Dalpalù evidenzia la sofferenza del sistema cooperativo che “non è stato del tutto in grado di adeguare la sua specificità, in primis i valori di mutualità e di socialità, ad un contesto profondamente cambiato”. Un contesto di crisi economica che ha colpito in particolare l’edilizia, coinvolgendo di conseguenza anche le Casse rurali. “C’è stata una deriva nata ancora 30 anni fa – spiega Andreaus – che ha portato le imprese cooperative a confrontarsi sul mercato con le stesse regole del gioco di società e aziende for profit, che hanno obiettivi di fondo economici diversi. Ma con le stesse regole la cooperazione si fa male”.
Andreaus evidenzia pure come a livello di Federazione e di governance delle singole cooperative ci sia l’incapacità di un ricambio generazionale. “Esistono ancora ruoli ricoperti da 40 anni – osserva –, invece di scommettere su schemi di pensiero nuovi e su soluzioni di discontinuità con il passato”. Quanto al tema dei controlli alle imprese cooperative, “anche se la vigilanza ha dimostrato di funzionare bene (pensiamo al caso della Cantina La Vis), ritengo tuttavia che sia poco elegante far coabitare sotto lo stesso tetto controllore e controllato: meglio una revisione in mano a terzi”. Tra le sfide della cooperazione, Andreaus indica in conclusione il far leva sulle proprie specificità, senza temere la concorrenza del privato: “Entrambe le ‘specie’ possono convivere se rimangono fedeli ai propri principi di fondo”.
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