Non c'è più la preistorica tv “finestra aperta sul mondo”, che attirava in salotto genitori e figli. Oggi la fruizione multimediale porta ad affacciarsi contemporaneamente su monitor, schermi, tablet e display.
Nell'analizzare il rapporto nuovo fra media e famiglia, la giornalista Paola Springhetti – invitata lunedì a Trento dai giornalisti dell'UCSI e dall'Ufficio comunicazioni sociali all'indomani della Giornata annuale – ha condiviso la fiducia del Papa nella possibilità di usare gli strumenti tecnologici per creare nuovi legami sociali, in grado di fronteggiare la cultura individualista e consumista del nostro tempo.
La docente di giornalismo, di origini clesiane, ha dimostrato con alcuni esempi la costruzioni di stereotipi (la “famiglia-del-mulino-bianco”), l'utilizzo di un linguaggio sessista o ambiguo rispetto alla differenza sessuale. Ha sollecitato la capacità di coinvolgere “dal basso” le realtà associative, anche familiari, per saper raccontare la famiglia “normale” anche nei suoi conflitti e nelle sue difficoltà (“come i Simpson”) ed un linguaggio appropriato. Un approccio diverso che punti sulla “cultura generativa” e valorizzi sempre il dialogo che fa emergere valori oggi purtroppo controcorrente; nel vivace dibattito, gli operatori della pastorale familiare hanno indicato un'attenzione particolare ai giovani mentre Giustino Basso, neopresidente dell'UCSI trentina, ha invitato a coinvolgere su questi temi tutta la categoria dei comunicatori.
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