Gara di solidarietà per il Nepal

I soccorsi si scontrano con difficoltà logistiche di ogni tipo. E nei campi profughi si affaccia lo spettro del traffico di esseri umani

Domenica 17 maggio si terrà su tutto il territorio nazionale nelle chiese una colletta, indetta dalla Conferenza episcopale italiana (Cei) in collaborazione con la Caritas italiana per interventi in Nepal a favore delle popolazioni terremotate. La Cei ha già stanziato 3 milioni di euro dai fondi dell'8 per mille.

La macchina dei soccorsi è in piena attività. Caritas Nepal è impegnata nella distribuzione di ripari d'urgenza (tende, corde, materassini, coperte) e di kit igienico-sanitari sin dall'indomani del sisma del 25 aprile, lanciando un piano organico di interventi a favore di 20 mila famiglie per circa 100 mila persone.

Mentre procede il recupero dei morti (in base agli ultimi rapporti alla soglia dei 10 mila), nel caos del dopo-terremoto si fa ogni giorno più concreto il rischio di traffico di minori e donne, un fenomeno, a detta delle Organizzazioni umanitarie, che si presenta puntualmente dopo ogni catastrofe. Gli attivisti delle Ong hanno già registrato i primi segni di allarme, anche se allo stato delle cose risulta difficile stabilire il numero degli scomparsi. Le famiglie sono state smembrate, le case distrutte mentre continua la fuga verso aree più sicure. E' dato come accertato, tuttavia, il fatto che vi è stato un incremento dei casi sospetti alla frontiera con l'India. “Siamo molto preoccupati – ha dichiarato il vescovo Paul Simick, capo della Chiesa cattolica del Nepal -. Le cose devono muoversi più velocemente, ma è ancora estremamente difficile raggiungere le zone del disastro”. La distribuzione dei viveri si presenta come “un'impresa enorme”. I volontari cattolici e i team internazionali stanno aspettando che il materiale annunciato arrivi a Kathmandu, ma “l'aeroporto è troppo piccolo e congestionato”.

I corpi degli stranieri finora recuperati, travolti da valanghe provocate dai movimenti tellurici durante le ascensioni sulla Catena Himalayana, secondo fonti ministeriali, sono una settantina. Mancano all'appello ancora i due alpinisti-escursionisti trentini, Marco Pojer e Renzo Benedetti. Superano le 20 mila unità i feriti.

Sulle strade per Kathmandu – dice il vescovo Simick – s'incontra gente affamata e bisognosa di cure sanitarie che ha percorso lunghissime distanze per raggiungere i centri di soccorso”. Il vescovo ha iniziato a visitare i paesi colpiti dove le ricerche di superstiti erano febbrili. In un complesso di 4 piani sono state estratte morte più di 50 persone: le perdite, sia in vittime che in strutture (chiese, centri sociali, ambulatori, asili) sono ingenti per tutte le Chiese, specie per gli evangelici, anche perché il terremoto è avvenuto in un'ora in cui moltissime persone si trovavano in chiesa per i riti liturgici, che in Nepal si tengono tanto di sabato che alla domenica. ”Ci vorrà tempo – racconta un parrocchiano, Chirendra Satyal, all'inviato di Avvenire Anto Akkara – prima di avere un bilancio preciso dei morti tra le comunità cristiane. Molte di esse sono infatti ancora isolate”. La comunità cattolica su una popolazione nepalese di 28 milioni di abitanti, conta meno di 10 mila fedeli.

Entrando nel merito dei problemi logistici per i soccorritori, il responsabile della Caritas del Nepal, padre Pius Perumana, indica tra le molte difficoltà presenti le strade bloccate da valanghe, slavine e pietrame, crolli. La Caritas ha istituito un network di coordinamento per accelerare i soccorsi, con l'aiuto anche di turisti che hanno voluto restare per dare un aiuto concreto al Paese ospitante.

Domenica 17 è dunque un giorno di riflessione su questa tragedia e di aiuto concreto, che va ad aggiungersi alle altre iniziative messe in campo da diversi organismi pubblici e privati.

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