Linz – A settant’anni dalla liberazione del campo di concentramento di Mauthausen, domenica scorsa si è celebrato un rito ecumenico presso il memoriale dell’ex lager. A presiederlo il vescovo evangelico Michael Bünker, il presidente della Caritas mons. Michael Landau e il metropolita ortodosso Arsenios (Kardamakis). “Mai dimenticare le vittime e mai considerare conclusa la questione”, ha ammonito il vescovo, aggiungendo che il messaggio della libertà, della dignità umana e dei diritti dell’uomo non può in alcun modo essere messo a tacere.
“Se oggi facciamo comune memoria delle vittime – ha detto mons. Landau – dobbiamo ammettere che anche le Chiese non furono abbastanza attente ad ascoltare la voce dei disperati”. Mauthausen è stata possibile “perché troppo pochi ebbero il coraggio di resistere e perché anche dei cristiani sono rimasti a guardare, hanno approvato e anche collaborato”. Questa celebrazione annuale, ha detto ancora Landau, “ci ricorda il capitolo più buio della storia austriaca. A ciò si lega il dovere di chiederci come mai tutto ciò è potuto accadere e soprattutto la missione permanente a lanciare l’appello ‘mai più!’ e ad impegnarsi per i diritti di ogni uomo, incondizionatamente e in ogni luogo. Non c’è nessuna sofferenza nel mondo che non ci riguardi”.
Le colpe di chi ci ha preceduto, ha proseguito il presidente della Caritas austriaca, non possono essere addebitate a chi vive oggi, perché non esistono colpe collettive. Tuttavia chi vive oggi ha le sue responsabilità per il futuro: “Se vogliamo costruire un futuro che sia umano, va mantenuto vivo il dialogo col passato”.
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