Una fame insaziabile

Zimbabwe: il potere ad ogni costo. Sembra questa la cifra identitaria della moglie di Robert Mugabe, che aspira a succedere al marito

Una smodata vanità, una fame insaziabile e incommensurabile di potere – il potere ad ogni costo: sembra questa la cifra identitaria e qualificativa della moglie del dittatore Robert Mugabe che fortemente aspira a succedere al marito che dal 1980 domina incontrastato sullo Zimbabwe pur avendo da poco compiuto i 91 anni. Considerando lo Stato una sua personale proprietà – uno Stato patrimoniale -, avendo spremuto a dismisura le risorse del paese ad esclusivo beneficio suo e del suo stretto entourage, adesso, non si sa quanto consapevolmente, fa di tutto per passare la mano alla moglie-padrona in perfetta linea di continuità e nel segno delle più spietate dittature del ventesimo secolo.

E nel partito di riferimento, lo Zanu, pare che sia già cominciata una lotta per fazioni in vista della successione al decrepito patriarca giunto ormai al capolinea della sua triste e fin troppo longeva esperienza politica. Triste e deludente se si considerano le belle premesse e le speranze che aveva suscitato il cammino della Zimbabwe post- coloniale degli anni Ottanta dopo l’indipendenza dell’ex colonia britannica. In quello specifico contesto Mugabe si era presentato come uno dei volti nuovi dell’Africa desiderosa di riscatto e di una reale via autonoma di sviluppo e di progresso per il popolo dello Zimbabwe. Speranze ben presto naufragate, fin dai primi anni, da una rigida conduzione della cosa pubblica da cui emergeva in maniera spudorata la volontà di far emergere prima di tutto gli interessi della stretta cerchia dei fedelissimi del presidente, i pretoriani che sin dall’inizio si erano votati ad un’acritica difesa di una persona che ha sempre saputo ripagarli con laute prebende. Ne è sortita un’oligarchia nel senso proprio del termine, poche persone potenti, che ha dominato in modo quasi incontrastato in tutti questi decenni.

E adesso sembra la volta di Gucci Grace – così viene chiamata la seconda moglie di Mugabe per la sua smodata voglia per lo shopping e per il lusso sfrenato in un contesto nazionale in cui la carestia e la fame toccano ancora una parte assai consistente della popolazione- consorte che appositamente si è fatta eleggere leader della Lega femminile del partito di governo. Trampolino di lancio per un più considerevole e duraturo scranno presidenziale. A patto che non le intralci la strada un’altra donna, Joice Mujuru che vanta un curriculum di tutto rispetto nella più recente storia dello Zimbabwe non senza reali punti di forza come un appoggio popolare che sembra più consistente e non artefatto come invece nel caso della consorte del “vecchio patriarca”. Si vedrà, ma quanta tristezza questo gioco al massacro condotto dalle vecchie satrapie incapaci di vedere i bisogni del paese reale che avrebbe bisogno di un sussulto, di ben altra leadership.

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