Doveva parlare dei bambini della Siria (“Quanti ce n’erano nel barcone affondato nel Canale di Sicilia?”, si è chiesto), sconvolta da una guerra che dura da cinque anni e che ha prodotto quattro milioni di profughi. E lo ha fatto. Ma prima Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, invitato a Trento lunedì 20 aprile da Younicef, la rete dei giovani volontari a sostegno dell’agenzia dell’Onu per l’infanzia, e dalla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento, ancora sconvolto dalla notizia appena arrivata dell’uccisione in Somalia di quattro operatori dell’Unicef in un attentato di Al-Shabab, non ha potuto fare a meno di polemizzare duramente con il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, pur senza nominarlo direttamente. “Chi parla di blocchi navali va contro il diritto umanitario, sarebbe una violazione dei diritti umani. Mi auguro che sia uno spot elettorale. Altrimenti, c'è da preoccuparsi", ha detto Iacomini.
Premesso che non c’è “un’epoca storica che ha visto tante guerre come quella attuale" e intere popolazioni in fuga, Iacomini ha portato poi alcuni numeri per evidenziare l’urgenza di individuare rapidamente soluzioni capaci di incidere nel medio e lungo periodo. "L'anno scorso – ha ricordato – abbiamo avuto 219 mila sbarchi e tra questi c’era un numero altissimo di Siriani, vittime di un conflitto che interessa 15 milioni di persone, la metà delle quali sono bambini”.
I quattro milioni di profughi fuggiti dalla Siria hanno cercato riparo in Giordania, in Libano, perfino in Iraq: paesi che “certo non stanno meglio dell'Italia”, ma “accolgono milioni di Siriani”. “E noi – ha osservato provocatoriamente – non siamo capaci di accogliere qualche migliaio di profughi?". In questi campi l’Unicef porta l’acqua potabile e attiva programmi scolastici per i bambini. Accanto alle tende ora cominciano a sorgere strutture più stabili, anche in muratura: piccole città con botteghe, negozi, dove la gente ricomincia a svolgere l’attività che faceva prima. “Significa – ha osservato Iacomini con amarezza – che la speranza di tornare non c’è più”.
Unicef Italia, ha concluso il portavoce, auspica l'attivazione "di canali umanitari" per proteggere le persone – e tra loro i moltissimi bambini – che fuggono dalle guerre e arrivano sulle coste della Libia. Pienamente in sintonia con la posizione espressa in proposito da Caritas Italiana e dalla Fondazione Migrantes.
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