“Facciamo il tifo per la buona scuola”

Invitata a Trento dall’Agesc provinciale per parlare dell’avventura educativa, Maria Grazia Colombo, già presidente nazionale dell’Agesc interviene a tutto tondo sulla riforma del governo Renzi, sul pluralismo scolastico, sulla contrapposizione tra scuola statale e privata

La riforma della scuola del governo Renzi (“presenta interessanti novità”, ma anche “qualche ombra”), la questione del pluralismo dell’offerta formativa, la contrapposizione spesso artificiosamente alimentata tra scuola statale e scuola paritaria sono i temi che Maria Grazia Colombo, già presidente nazionale dell’Agesc, l’associazione dei genitori delle scuole cattoliche (dal 2006 al 2014), affronta nell’intervista a Vita Trentina. Di scuola Maria Grazia Colombo, che l’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer ha eletto sua consulente culturale da un paio d’anni, ne mastica da un bel pezzo. A Trento è arrivata venerdì scorso 17 aprile su invito dell’Agesc provinciale, per celebrare i 40 anni di presenza dell’associazione a livello nazionale. E nella serata al teatro dei Salesiani ha avuto parole di incoraggiamento per chi affronta la sfida educativa: “Educare è una bellissima avventura, occorre però come genitori essere adeguatamente attrezzati”.

Essere genitori, lei dice, è un vantaggio e una bella avventura. Ma quando si affronta un’avventura occorre prepararsi. Cosa devono mettere nello zaino oggi i genitori?

“La curiosità. Significa guardare alle cose, ai rapporti, alle persone sempre in modo nuovo, non come qualcosa di scontato. E’ un rischio, quello di dare per scontato. E dal punto di vista educativo è un errore gravissimo”.

La scuola come può essere accanto ai genitori nel compito educativo?

“Le scuole, tutte, statale e paritaria, non devono lasciare in pace gli adulti educatori: che siano insegnanti o genitori, poco importa”.

“Educa”, il festival dell’educazione che si è chiuso pochi giorni fa a Rovereto ha promosso la campagna di sensibilizzazione “L’educazione mi sta a cuore”. Come declina l’Agesc questo proposito?

“Purtroppo molte volte si riduce la questione educativa a un sentimentalismo. Cuore invece vuol dire cuore e ragione, vuol dire tutta la persona. Educare è una cosa seria, richiede competenza. Occorre che come adulti non ci sentiamo mai arrivati. Oggi si parla di ‘Life long learning’, l’adulto deve sempre imparare. Occorre leggere, confrontarsi, imparare dagli stessi insegnanti. Sono persone che hanno una preparazione specifica e ci aiutano a capire meglio il bambino, il ragazzo e a guardarlo con un’attenzione che non è solo dei gesti, ma del cuore”.

Dal 2000 ormai, con la legge statale dell’allora ministro Berlinguer (la n. 62), si parla di scuola paritaria. Quella legge ha dato le fondamenta: quanto è cresciuto l’edificio in questi 15 anni?

“Il pregiudizio, ideologico e culturale, c’è sempre: quando si parla di ‘pubblico’ in Italia noi intendiamo ‘statale’. E’ dentro la storia di questo paese. Quella legge ha aperto una strada. Si va verso un pluralismo dell’offerta formativa, che vuol dire anche un pluralismo di istituzioni”.

C’è sufficiente pluralismo nell’offerta formativa nella scuola italiana?

“No. Non siamo ancora alla piena libertà di educazione. Pluralismo vuol dire che tutti sono alla pari. Non si può fare una gara con qualcuno che parte dieci metri più avanti! Tutti devono essere sullo stesso punto di parte, da un punto di vista di autonomia finanziaria”.

All’edificio della scuola, quali mattoni andrebbero aggiunti?

“Va risolta la questione finanziaria. Le scuole paritarie devono sostenere una grave discriminazione: 540 euro di costo per ragazzo raffrontati ai 6.800 euro di costo di un alunno della scuola statale è una cosa che grida vendetta”.

C’è il dettato costituzionale che riconosce il pluralismo “senza oneri per lo Stato”.

“Se la legge 62 è costituzionale – e finora nessuno ha dimostrato il contrario -, occorre che abbia un’applicazione anche dal punto di vista finanziario”.

Il testo di riforma della scuola del governo Renzi – sintetizzata nello slogan “La buona scuola” – porterà novità in tal senso? L‘Agesc per ora ha sospeso il giudizio.

“A quel disegno di legge, che rivoluziona la scuola, guardiamo con attenzione. E facciamo il tifo – noi che l’autonomia ce l’abbiamo – per le scuole statali, perché abbiano l’autonomia. Sappiamo che è proprio il punto dell’autonomia che fa scattare tutto il sistema e rompe lo statalismo, che è tipicamente italiano. Però…”.

C'è un però.

“Occorre che siano convinti quelli che nella scuola ci lavorano. E non mi pare che lo siano molto”.

E poi?

“Chiediamo che si tenga presente che la scuola non è solo statale. Una serie di articoli riguardano solo le scuole statali. Significa che la scuola paritaria viene considerata un'appendice”.

Tra le richieste delle associazioni dei genitori, la detraibilità delle spese scolastiche.

“Nel disegno di legge di riforma si parla della defiscalizzazione. Ma il tetto è di 400 euro. Significa una detrazione di 76 euro all’anno per famiglia. E’ una presa in giro. L’Agesc ha chiesto di aumentare il tetto a 4 mila euro”.

Il nodo è sempre quello delle risorse.

“Non dobbiamo togliere risorse alla scuola statale. Ma forse possiamo chiederci se non possono essere spese meglio”.

Cosa può portare alla “Buona scuola” il sistema delle paritarie?

“Il nostro sistema di organizzazione scolastica è un sistema che tiene, lo abbiamo dimostrato. Dobbiamo far conoscere di più la nostra esperienza”.

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