Il mastro frustaio Tullio Tamè

Un’attività artigianale davvero originale, quasi in via di estinzione, è quella del mastro frustaio, che dal legno trae i manici da frusta. Ce la racconta Tullio Tamè, della fabbrica “Tamè e Bertagnolli” di Taio, intervistato dai ragazzi della classe 5a A della scuola elementare “Sacro Cuore” di Trento.

Tullio Tamè, cosa sono i manici da frusta?

I manici da frusta sono dei pezzi di legno attorcigliati, utilizzati per le mucche e per i cavalli, in particolare quelli da tiro.

Di quale materiale sono fatti?

Sono realizzati con il legno di una pianta particolare, il celtis australis, bagolaro in italiano, bagolàr in dialetto.

Perché si utilizza proprio il legno di questa pianta?

Perché è molto flessibile, è l’unico legno che si presta a questo scopo. Noi andiamo a comprarlo in Veneto.

In Trentino non si trova?

In Trentino si trova, il bagolaro è molto usato nei parchi perché non è una pianta soggetta a malattie. E’ una pianta molto forte: viene chiamata anche “spaccasassi” perché ha radici capaci di rompere anche la roccia.

Come viene prodotta la frusta?

Si prende il tronco e lo si spacca a mano, utilizzando dei cunei; non si può tagliare a macchina. Si fanno quattro pezzi (i trefoli), poi li si arrotonda e li si attorciglia con il vapore. Il vapore rende morbido il legno ed è possibile piegarlo. E alla fine si ottiene la frusta.

Quali sono gli strumenti del mastro frustaio?

Un coltello largo che si utilizza a due mani per squadrare i pezzi. I cunei per spaccare il legno lungo la venatura. La “bodina” serve per arrotondare. Una piccola pialla, lo “scanaròl”. E poi, importantissima, la stufa a vapore per ammorbidire i trefoli.

Quanto tempo si impiega per fare una frusta?

Da un’ora fino a due ore, a seconda della lunghezza della frusta.

In una giornata quante fruste si possono produrre?

In media dodici pezzi.

E’ pericoloso il vostro lavoro?

Ci sono degli attrezzi che tagliano, bisogna stare attenti.

Quanto costa una frusta?

Circa dieci euro, ma dipende dalla lunghezza e dal tipo di rifinitura. Se la frusta è lavorata con della pelle costa qualcosina in più.

Vengono richieste delle lavorazioni particolari?

Sì, viene richiesta con la pelle in cima o con dello spago dove si attacca la corda di pelle.

Per la pelle avete dei fornitori particolari?

Una volta la pelle veniva dall’ex Yugoslavia. Adesso la prendiamo in Germania.

Da quanti anni fa questo lavoro?

Ho iniziato appena ho finito le scuole.

In quanti siete rimasti a Taio come mastri frustai?

In due, io e mio fratello.

Dove vendete le vostre fruste?

Soprattutto all’estero, in Germania, Austria e Svizzera. In Italia abbiamo una clientela limitata.

Avete richieste da gruppi folcloristici?

Sì, in particolare dall’Alto Adige e dall’Emilia Romagna: a Brisighella c’è un gruppo di schioccatori di frusta che si esibisce nelle sagre.

Da quanto tempo si pratica quest’attività in Trentino?

L’industria dei manici da frusta è stata introdotta in Trentino nel 1830 da un certo Simone Barbacovi, di Taio. Era andato a imparare nelle industrie dei manici da frusta di Brescia. Ritornato al suo paese, cominciò con qualche amico a produrre le fruste, specialmente durante l’inverno, e a commercializzarle.

Come si sviluppò quest’industria?

Nel 1920 a Taio, che allora aveva circa 800 abitanti, 350 persone lavoravano nella produzione dei manici da frusta. Fu quella l’epoca d’oro.

Per Taio fu una ricchezza?

Sì, perché quasi nessuno fu costretto ad emigrare. Ebbe anche ricadute sociali, perché fu istituita una Cassa malati per i frustai: ogni operaio pagava una quota e se si ammalava godeva di assistenza sanitaria.

A Taio, oltre alle fruste, cosa si produceva dal legno del bagolaro?

Battipanni e manici per le mazze utilizzate nelle miniere di carbone del Belgio.

Come mai quest’utilizzo particolare?

Proprio per la caratteristica principale di questo legno, l’elasticità. Quando si batte con la mazza, il colpo ritorna indietro e il braccio ne risente. Se il legno è elastico, questo spiacevole effetto è attenuato.

Perché la vostra famiglia si è spinta a fabbricare le fruste?

A quei tempi, parliamo degli inizi del Novecento, non c’erano altri lavori. E c’era grande richiesta, abbastanza da dare lavoro a tutto il paese di Taio.

Le piace questo lavoro?

Sì. E’ il lavoro di tutta una vita. E finché possiamo, andiamo avanti.

Incuriosisce la vostra attività? La vostra azienda è quasi come un piccolo museo…

Abbiamo avuto diverse scuole in visita a Taio. Vengono anche da fuori regione. Qualche anno fa abbiamo fatto una mostra per illustrare questo lavoro e ricordare quanto è stata importante questa industria per Taio.

Come si impara questo lavoro? Ci sono delle scuole?

Bisogna andare in una bottega e osservare bene chi lavora. Non c’è una scuola per mastri frustai!

Chi proseguirà il vostro lavoro?

Quando smetteremo noi, temo nessuno. I lavori manuali oggi non li vuole più fare nessuno.

Voi frustai sapete anche far schioccare la frusta, come si vede nei film di Zorro?

Ho provato qualche volta, ma anche quella è un’arte che si impara fin da bambini. Così mi ha detto chi si esibisce nei gruppi folcloristici.

A cura della classe 5a A della scuola elementare “Sacro Cuore” di Trento


La scheda:

Nome: Tullio

Cognome: Tamè

Professione: mastro frustaio nella fabbrica “Tamè e Bertagnolli” di Taio

Segni particolari: insieme al fratello, è l’ultimo rimasto dei frustai di Taio, famosi fin dall’800.

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