A 100 anni di distanza il Papa ricorda il primo genocidio del XX secolo contro gli Armeni
“La nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come il primo genocidio del XX secolo ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci. Furono uccisi vescovi, sacerdoti, religiosi, donne, uomini, anziani e persino bambini e malati indifesi. Le altre due furono quelle perpetrate dal nazismo e dallo stalinismo”. Sono parole con le quali Papa Francesco ha ricordato “il grande male”, la strage di cristiani compiuta 100 anni fa dall'Impero Ottomano nella celebrazione presieduta, domenica 12 aprile in San Pietro, per ricordare il triste anniversario. Ha fatto ricorso al termine “genocidio”, già usato da Giovanni Paolo II e dal patriarca armeno Karekin II, nella Dichiarazione Comune del 27 settembre 2001.
Papa Francesco ha denunciato che la mattanza continua anche oggi affermando: “In diverse occasioni ho definito, questo tempo, un tempo di guerra, una terza guerra mondiale 'a pezzi', in cui assistiamo quotidianamente a crimini efferati, a massacri sanguinosi e alla follia della distruzione. Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, oppure costretti ad abbandonare la loro terra”. Il Papa ha ricordato anche “altri stermini di massa, come quelli in Cambogia, in Ruanda, in Burundi, in Bosnia”.
“Anche oggi – ha continuato il Papa – stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino che esclama 'A me che importa? Sono forse io il custode di mio fratello?’”. Sono domande evocate dal Papa anche a Redipuglia il 13 settembre scorso, ricordando il centenario della Prima Guerra mondiale quando ebbe a dire: “Non abbiamo ancora imparato che la guerra è una follia”.
L'Armenia era stato il primo Paese ad abbracciare, nel 301, la religione cristiana. Poco dopo il Mille fu conquistata dai Turchi perdendo l'indipendenza 300 anni dopo. Nel 17° secolo alcune comunità si unirono alla Chiesa di Roma. Nel 1915 ha inizio il genocidio con un milione e mezzo di morti. La repubblica armena conta oggi 3.800.000 abitanti. Gli armeni della diaspora sono 3.800.000.
La Turchia ha attaccato le parole di Francesco definendole “calunnie, frasi vuote, affermazioni senza fondamento”, ostinandosi a negare il genocidio di un secolo fa. Ankara ha richiamato in patria l'ambasciatore presso la Santa Sede e ha convocato il nunzio apostolico, mons. Antonio Lucibello, per manifestare il proprio disappunto. La Chiesa, per Bergoglio, è tuttavia chiamata a dire le cose con “libertà” e “franchezza”. Conseguente e coerente l'appello “a tutti coloro che sono posti a capo delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali” ad “opporsi a tali crimini con ferma responsabilità, senza cedere ad ambiguità e compromessi”.
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