Si avvicina la stagione delle dichiarazioni fiscali. Anche chi non presenta il modello 730 o il modello Unico può effettuare la propria scelta
Si avvicina la stagione delle dichiarazioni fiscali e con esse la possibilità per il cittadino di decidere la destinazione di una parte delle proprie imposte. E’ un’occasione importante in quanto è raro che il cittadino possa esprimersi direttamente sulla devoluzione di una parte di denaro pubblico.
La più importante delle scelte è quella che riguarda l’otto per mille dell’Irpef; a seguire vi è la destinazione del cinque per mille per il volontariato o la ricerca e infine la possibilità di destinare il due per mille ai partiti politici.
Ciascuna scelta è indipendente dalle altre per cui è possibile esprimere una preferenza riguardante l’otto per mille e non esprimere scelte per le altre due destinazioni.
Il meccanismo è assolutamente democratico in quanto, in primo luogo, è lasciato ai cittadini e, cosa di maggior rilievo, ogni scelta vale un voto, indipendentemente dal reddito di chi la esprime. Per cui la volontà del contribuente minimo che non presenta la dichiarazione dei redditi ha lo stesso peso di quella del contribuente facoltoso; questo perché la scelta non riguarda la propria quota di gettito fiscale, ma una quota media teorica uguale per tutti i cittadini.
Naturalmente, come avviene in tutte le assemblee chi esprime la preferenza decide anche per gli astenuti per cui la ripartizione di tutte le somme tra i beneficiari avviene sulla base delle scelte espresse.
Ecco che la volontà del singolo assume valore anche per chi lascia fare ad altri.
Tra le possibilità di scelta (vedi riquadro) c'è anche la Chiesa cattolica.
Le somme ricevute dalla Chiesta cattolica devono essere impiegate “per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo” come previsto dall’articolo 48 della L. 222/1985. Sulla base degli ultimi dati disponibili il sostentamento del clero assorbe meno di un terzo delle somme incassate, mentre il resto è destinato a fini di culto, pastorali e caritativi.
I beneficiari sono tenuti a rendicontare l’utilizzo dei fondi ricevuti. In particolare l’articolo 44 della legge 222/1985 dispone che la CEI “provvede a diffondere adeguata informazione sul contenuto di tale rendiconto e sugli scopi ai quali ha destinato le somme…”.
La qualifica di pecora nera spetta allo Stato che, nonostante le dichiarazioni d’intenti, ha spesso sviato le somme ad esso destinate a favore della copertura di spese ordinarie, per la copertura di buchi di bilancio o, come è avvenuto nel 2004, per finanziare una missione militare.
Scegliere è quindi una decisione responsabile che ci rende partecipi del governo della cosa (è proprio il caso di dirlo) pubblica vale a dire delle imposte.
Come noto la scelta non implica maggiori oneri (le imposte rimangono le stesse), è assolutamente riservata e si esprime con una firma.
Alessandro Tonina
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