Mario Calabresi racconta l’impegno di Medici con l’Africa -Cuamm, a partire dall’esperienza degli zii. Per parlare soprattutto ai giovani
“Non temete per noi. La nostra vita sarà meravigliosa”. E’ il bellissimo titolo dell’ultimo libro di Mario Calabresi, direttore del quotidiano La Stampa, che è venuto a Trento a presentarlo lunedì 13 aprile sera al teatro San Marco gremito di gente e con tantissimi giovani. A partire dall’esperienza dolorosa dell’assassinio di suo padre – lui aveva appena 2 anni -, Mario Calabresi ha saputo poi raccontare storie che hanno avuto al centro l’attenzione ai più deboli, storie capaci di suscitare speranza. Storie di ragazzi che non hanno avuto paura a diventare grandi. E anche in quest’ultimo libro scrive storie e parla di Africa, del Cuamm, i Medici con l’Africa. A partire dall’esperienza africana dei suoi zii materni. Un libro – è stato detto dal direttore dell’Adige, Pierangelo Giovanetti – che ha tantissimo del Trentino, dei suoi medici che si trovano in questi stessi mesi in zone non certo facili; medici come Piero Berra che lavora in Sierra Leone o come Fabio Battisti che è in Angola, dopo aver operato agli inizi in Mozambico.
Gli zii di Mario erano giovani quando come lista di nozze chiesero agli amici che venisse loro regalato quanto occorre per installare un nuovo ospedale – chiedevano 22 letti, 9 lettini, gli strumenti necessari per la chirurgia – in una delle più povere regioni dell’Uganda, la Karamoja, dove oggi si trovano volontari trentini di Povo e di Ala e dove opera un vescovo trentino, mons. Giuseppe Filippi. Calabresi è partito da questa sua storia familiare per capire meglio e al contempo per contrastare con la forza delle idee e delle testimonianze di vita una tendenza che sta scoprendo girando per le scuole d’Italia: un tasso di sfiducia nel futuro elevato, diffuso nei ragazzi.
Calabresi ha voluto andare in Africa e ha constatato di persona, accolto da tantissimi bambini, che quello che avevano iniziato i suoi zii – un piccolo presidio ospedaliero in una zona abbandonata – era cresciuto e si era consolidato. E la constatazione è stata che gli uomini sanno fare cose meravigliose gli uni per gli altri, con dedizione e amore, senza retorica, ma nel duro lavoro quotidiano. E’ “Il bene ostinato”, come Paolo Rumiz titola il suo libro che parla di Medici con l’Africa – Cuamm.
Gli zii di Calabresi, poco più che ventenni con quella loro lista di nozze hanno messo in piedi un reparto di maternità. Dovevano restare 3 mesi, sono rimasti 6 anni. L’ospedale, che ha l’età di Mario, oggi è diventato un moderno nosocomio con 284 posti letto e sette medici; l’anno scorso vi sono nati 1.416 bambini…
”Si può ancora fare la differenza!”, ne è convinto Calabresi. E se fino a poco tempo fa il dato fondante del diventare grandi era dato dell’acquisizione della responsabilità, oggi – ha rimarcato il direttore della Stampa – occorre anche la forza di sottrarsi al clima generale, all’acquiescenza passiva, al lasciarsi andare. “I giovani devono tapparsi le orecchie quando gli adulti si lamentano!”. ”Oggi non sappiamo più cos’è la fatica!”. Per questo il lavoro di Medici con l’Africa – Cuamm è fondamentale anche per i giovani, qui e ora, un esempio che ci si può spendere guadagnando in umanità e professionalità. Le tante persone accorse a partecipare alla serata attestavano proprio questa semplice verità.
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