Tedeschi, austriaci, ma soprattutto tanti italiani hanno affollato il Basso Sarca in questi giorni di Pasqua
Chissà se anche quest’anno il Garda trentino – inteso come ambito turistico – riuscirà nell’impresa di superare i tre milioni di presenze come accaduto nelle due ultime stagioni nonostante la crisi. Se il buon giorno si vede dal mattino si può sperare in bene. Il recente periodo pasquale, da sempre strategico per l’economia turistica altogardesana, ha fatto registrate una vera e propria “invasione” di ospiti, italiani e stranieri, anche se principalmente concentrata nei due giorni delle festività e con particolare riferimento al giorno di Pasquetta.
La tradizionale gita fuori porta ancora oggi tanto cara agli italiani – e che ci rimanda ad immagini in bianconero di vecchie Fiat parcheggiate sotto i pini marittimi in qualche angolo del centro Italia – è sempre attuale o lo si è capito bene a Pasquetta, con un pienone che non si vedeva da tempo e con le inevitabili conseguenze viabilistiche (e non solo).
Il periodo era comunque iniziato bene con le 5 mila presenze riconducibili al Meeting Internazionale classe Optimist, un evento di richiamo mondiale dedicato ai giovanissimi velisti che su quei “gusci di noce” imparano a destreggiarsi tra i venti del Garda. Il Meeting, organizzato dalla Fraglia Vela Riva, si accompagna ad altre manifestazioni veliche allestite dai circoli di Torbole e Arco, il che fa della settimana pasquale un momento di lancio turistico che passa proprio attraverso la vela. Lo stesso accadrà tra meno di un mese con un altro sport amatissimo nel Garda trentino, l’escursionismo in mountain-bike, che troverà nel celebre “Bike Festival” il suo momento clou ai primi di maggio.
Tedeschi, austriaci, ma soprattutto – si diceva – tanti italiani in questi giorni di Pasqua. Operatori della ristorazione soddisfatti, così come baristi e gelatai, albergatori più cauti ma comunque ottimisti, commercianti invece ancora preoccupati per la modesta propensione all’acquisto di chi viene a Riva e dintorni per farsi un giro e non per fare shopping.
Si diceva degli effetti collaterali. Nel giorno di Pasquetta il “sistema” viabilistico altogardesano è andato incontro al collasso. Sulla statale 240 che collega Riva al casello autostradale di Rovereto sud, dalle 9 del mattino alle 9 di sera c’era la coda. In alcuni momenti ha raggiunto di fatto i 17 chilometri di lunghezza, con il traffico fermo o comunque molto rallentato su tutto il tratto tra Vallagarina e Alto Garda e tempi di percorrenza superiori all’ora per quei pochi chilometri. Situazione non certo inedita, ma che non si vedeva in queste proporzioni da qualche tempo. Anche questo – per quanto antipatico – potrebbe essere l’indizio di una crisi che fa meno paura e non scoraggia gli italiani quando c’è da mettersi in strada per trascorrere una giornata fuori casa.
I volumi di traffico nel giorno di Pasquetta erano tali che sarebbero serviti provvedimenti straordinari per arginare la situazione. Più forze dell’ordine, più incroci presidiati, oltre a qualche accorgimento semplice ma utile, come lo spegnimento del semaforo di Nago che al mattino ha complicato inutilmente la situazione a chi stava raggiungendo il Garda. Allo stesso modo occorre trovare la via per deviare almeno parte del traffico di rientro serale sulla direttrice di Sarche: i turisti austriaci possono raggiungere l’A22 anche così, senza ingrossare la fila dei turisti italici che invece puntano verso la pianura.
Questo l’inizio di una lunga stagione turistica che si concluderà solo a fine ottobre. Tra sette mesi vedremo quali numeri porterà.
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