La cooperativa Girasole è diventata negli anni uno dei punti di riferimento per tutti coloro che devono affrontare disagi psichici e sociali
Trent'anni fa nasceva a Rovereto in via S.Maria la cooperativa Girasole: un servizio sviluppatosi inizialmente per garantire una prima accoglienza e diventato poi negli anni uno dei punti di riferimento per tutti coloro che devono affrontare disagi psichici e sociali. Da chi è privo di un sufficiente sostegno parentale, a chi è appena uscito dal carcere o beneficia di misure alternative di sicurezza, ai senza fissa dimora, agli alcolisti in trattamento e agli utenti con problemi psichiatrici che presentano un potenziale evolutivo.
Il Girasole ha deciso di ricordare un po' le sue storie umane e di lavoro con un'intera giornata, il 17 aprile, dedicata non solo a se stessa, ma a tutte quelle realtà che creano welfare generativo. “Parleremo di come mettere insieme nuove energie, generando così altre risorse”, spiega Gianfranco Rutigliano, da 13 anni educatore all'interno della Cooperativa. “Inaugureremo inoltre un nuovo laboratorio di restauro del legno per permettere ai nostri ospiti di acquisire le prime competenze necessarie al mondo del lavoro”.
La struttura del “Girasole”, che dal 2008 ha sede in via Flaim, è composta da una parte dedicata alla comunità residenziale dove nove persone sono seguite tutto il giorno da alcuni educatori. A questa si aggiunge anche la casa ex Maglio di via Cartiera che offre alcuni alloggi protetti, cinque per i singoli e uno per le famiglie, pensati per chi ha bisogno di un'assistenza saltuaria. E da ultimo la parte riservata al laboratorio di restauro mobili e falegnameria che, come spiega Rutigliano, offre agli ospiti la possibilità non solo di riempire il proprio tempo, ma di imparare qualcosa di spendibile per il proprio futuro.
Ogni persona, prima di iniziare un'attività, viene sottoposta ad un attento monitoraggio e ad una serie di colloqui che permettono agli educatori e ai servizi sociali di indirizzare meglio le persone verso alcune pratiche lavorative piuttosto che altre. “Ogni persona accede alle nostre attività su invio dei servizi sociali”, continua l'educatore. “E su ognuno viene costruito una sorta di programma che garantisca una spinta propulsiva verso l'esterno”. Un'uscita da varie situazioni di criticità che possono andare dalla perdita del lavoro e della propria vita sociale, a disagi psichiatrici, fino ad arrivare a problematicità legate al settore alcologico.
“Come Cooperativa ci siamo avvicinati a questi temi negli anni”, aggiunge Rutigliano. “Inizialmente siamo partiti per dare una risposta d'emergenza ai problemi giovanili dell'epoca, per poi con l'immigrazione diventare una struttura di prima accoglienza, e infine evolverci sempre più a livello progettuale”. Da un piccolo gruppo di volontari la Cooperativa è cresciuta, migliorando sempre di più la proprie modalità operative. “Questo grazie anche alle varie attività di sensibilizzazione sulle problematiche sociali relative al settore in cui operiamo attraverso incontri e tavole rotonde come quella di venerdì prossimo”, conclude l'educatore.
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