Presentati venerdì 27 marzo i risultati della ricerca “Primierotti nel mondo” che ha indagato a livello locale il fenomeno dell'emigrazione giovanile
Sono stati presentati venerdì 27 marzo i risultati della ricerca “Primierotti nel mondo” ora contenuti in una pubblicazione. Dalla ricerca, portata avanti dall’associazione P.O.M. (Primiero Oltre Mondo), è emerso che il fenomeno dell’emigrazione giovanile non fa distinzione tra uomini e donne, neppure di formazione scolastica.
Emigrano tutti, anche i laureati, e forse questo colpisce ancora di più. “È un fenomeno italiano, trentino e anche primierotto”, è stato spiegato dalla presidente dell’associazione Martina Salvadori. “Noi ce ne siamo accorti all’interno della nostra associazione. Molti lo hanno fatto per una questione di studio, altri mossi dalla ricerca di una situazione lavorativa più favorevole”.
Il campione analizzato è composto da 54 giovani provenienti dai diversi comuni della Valle di Primiero (Canal San Bovo, Imer, Mezzano, Fiera di Primiero, Tonadico, Transacqua, Siror, Sagron Mis), che tra l'estate e l'autunno del 2014 si trovavano all’estero per lavoro o erano rientrati da poco. Dallo studio è emerso che questi ragazzi cercano all’estero prima di tutto un lavoro adeguato alle aspettative e desiderano essere valorizzati professionalmente e crescere in un mercato del lavoro capace di offrire opportunità, prospettive e sicurezza.
È la conferma che sempre più giovani primierotti, e in generale trentini, altamente qualificati, emigrano alla ricerca di migliori condizioni lavorative e sono spinti a trovare occupazione altrove soprattutto dalla scarsa fiducia verso il sistema-Paese, nonché da livelli remunerativi spesso più bassi rispetto ai colleghi che operano fuori dai confini nazionali.
Nel corso della serata è emerso come non sempre l’abbandono di una piccola valle alpina come il Primiero deve essere visto come una fuga, ma potrebbe anche rappresentare un arricchimento per l’intera comunità, che spesso è chiusa all’interno di visioni piuttosto circoscritte. “Crediamo però che le conoscenze – ha concluso Martina Salvadori – che le esperienze e le competenze acquisite all’estero debbano poter diventare un valore aggiunto per coloro che decidono di tornare”.
Ma torneranno? Quello che emerge è che nonostante questi giovani abbiano scelto di andare all’estero nel momento attuale, anche nel medio termine si vedono ancora all’estero. Malgrado le difficoltà legate alla vita all’estero, in un paese straniero, 39 dei 54 intervistati immagina di rimanere all’estero in futuro; solo 5 pensano di ritornare in Italia e una minima parte non è in grado di dirlo.
Non sono mancati i suggerimenti. In particolare molti intervistati ritengono necessario proporre idee innovative e avere il coraggio di metterle in atto, da parte degli operatori e della politica locale. A tale scopo appaiono indispensabili una maggiore collaborazione fra operatori e professionisti del settore, evitando individualismo e invidie in un’ottica di solidarietà, meno litigiosità nella politica anche a livello locale per unire le realtà che ruotano attorno al turismo, reali politiche unitarie di valle più aperte e concorrenziali.
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