L’olivicoltore estremo Arrigo Pisoni

Coltiva in valle dei Laghi, la zona più a nord d’Europa dove fruttifica l’ulivo, con il metodo dell’agricoltura biodinamica. Arrigo Pisoni fa l’olivicoltore estremo, un mestiere di montagna molto particolare, che ha raccontato ai ragazzi della classe IC dell’Istituto salesiano Maria Ausiliatrice di Trento.

Pisoni, perché ha scelto questo lavoro?

Sono arrivato alla pianta dell’ulivo insieme ad alcuni amici, con cui condividevo la necessità di tornare alle cose genuine, al bello. La bellezza dell’ulivo ci ha uniti, e ne abbiamo fatto la nostra passione. Vogliamo che l’ulivo, che già caratterizza il nostro paesaggio, continui a fare ancora più bella la nostra zona. L’oliva è anche un alimento molto “utile” e salutare.

Di che associazione fa parte e di cosa si occupa?

L’associazione che abbiamo creato si chiama “Associazione Amici dell’ulivo estremo”. “Estremo” perché la zona della valle dei Laghi, con limite Santa Massenza, è la più a nord d’Europa dove fruttifica l’ulivo. Questo angolo di Trentino ha la particolarità di essere chiuso al nord dai venti freddi e di avere l’influenza del Lago di Garda: in questa “conca” mediterranea l’ulivo cresce e prospera. La nostra Associazione cerca di mettere insieme le tante aziende agricole, saranno 3000 o 4000, che fanno olivicoltura.

Cosa le piace dell’ulivo?

Mi piace il colore, il fatto che “vive” anche d’inverno, l’aspetto affascinante delle piante vecchie e contorte. A chi lo guarda, dà un senso di pace e serenità. È una pianta di abbellimento ancor prima che un alimento. Una pianta sacra, che ha sempre accompagnato la civiltà dell’uomo. È la pianta perfetta! La coltivazione dell’ulivo è proprio una vocazione.

Cosa comporta la sua attività di olivicoltore?

La cosa bella di questo lavoro è che ti permette di vivere all’aria aperta. In primavera la potatura, in autunno la raccolta… è davvero un piacere lavorare. Un contadino però è anche un imprenditore. Certo, l’ulivo non lo arricchirà. Ma, anche se dal punto di vista economico non è troppo remunerativo, questo lavoro mi dà comunque tanta soddisfazione.

Che cosa si ricava dagli ulivi, oltre all’olio?

Ad esempio c’è il pane di molche, molto famoso da noi, fatto con le bucce dell’oliva nell’impasto, residuo della spremitura. Il legno d’ulivo ha un’infinità di usi, dal riscaldamento all’artigianato. È un legno pregiato perché è durissimo e lucente. In questo periodo pasquale le parrocchie ci chiedono anche i rametti per la domenica delle Palme…

Quali sono i principi della sua azienda?

Il lavoro con la terra richiede di lavorare con onestà, conducendo la “lotta” contro gli elementi e le avversità naturali con armi non distruttive. Noi abbiamo adottato l’agricoltura biodinamica, quindi non usiamo prodotti chimici o veleni che alterano la genuinità dell’olio.

Come avete reagito alla malattia che quest’anno ha infestato gli ulivi?

Quest’anno abbiamo perso il raccolto per colpa della mosca dell’ulivo, non si era mai vista un’infezione così. Il contadino reagisce con la… “santa pazienza”, rimboccandosi di nuovo le maniche. Stiamo valutando qualche trattamento, ma sempre biologico.

Quali altre malattie esistono oltre alla mosca?

Le malattie delle piante sono di due tipi: i parassiti, cioè gli animaletti come la mosca, i bruchi… e le malattie criptogame, cioè muffe e funghi, che sono ancora più difficili da debellare. La più grave per noi è il marciume delle radici, perché l’olivo vuole il terreno asciutto. Poi c’è l’occhio di pavone, la rogna… In generale, comunque, l’ulivo è una pianta molto rustica e resistente, che cresce spontanea, talvolta senza doverci fare proprio niente.

Quanti tipi di ulivi esistono?

In Italia ce ne sono diverse centinaia, in Europa ancora di più. La pianta più diffusa in Trentino è la Casaliva, o Frantoio: è una pianta che ormai si è adattata al nostro terreno perché sopravvive agli inverni freddi, ha una buona produzione ed è facile da coltivare.

Quante olive vengono raccolte in un giorno?

Purtroppo non molte, perché sono piccole e scomode da raccogliere. Dei bravi raccoglitori fanno 30 o 40 kg al giorno. Si raccoglie sempre in gruppo: si stendono le reti per terra, si scuotono le piante e si tirano su le reti. Poi le olive si portano al frantoio. L’epoca del raccolto inizia a San Martino, in novembre, anche se ultimamente si anticipa un po’. Nel Basso Sarca si fanno circa 15.000 quintali, da noi in valle dei Laghi solo alcune centinaia. È una zona ancora nuova, ma c’è entusiasmo e si continua a piantare… avremo una buona produzione, tra qualche anno.

Come viene commerciato il vostro olio?

La maggior parte viene venduta direttamente. L’“olio buono” gode di un buon passaparola. Poi c’è il turismo: molti, come souvenir, scelgono l’olio come prodotto locale di grande qualità.

Quali macchinari si usano?

Per la coltivazione in campagna servono pochi macchinari. I più importanti sono invece i frantoi, gli impianti dove si porta l’oliva, una volta raccolta, per la spremitura. Sono molto grandi e costosissimi, infatti molto olivicoltori li comprano mettendosi insieme nelle cooperative.

Quanto vive un ulivo?

Dal fusto ricrescono continuamente i cosiddetti polloni e succhioni. Quando il tronco muore, dalle radici ricrescono sempre nuovi germogli. Si dice che sia una pianta eterna.

Intervista a cura dei ragazzi della IC dell’Istituto salesiano Maria Ausiliatrice di Trento


La scheda:

Nome: Arrigo

Cognome: Pisoni

Professione: Olivicoltore estremo

Segni particolari: coltiva in Valle dei Laghi con il metodo dell’agricoltura biodinamica. È nato in una famiglia di agricoltori, ma alla pianta dell’ulivo ci è arrivato con alcuni amici: “La sua bellezza ci ha uniti”. Fa parte dell’Associazione Amici dell’ulivo estremo

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