Assistenza domiciliare, pasti a domicilio e tele assistenza: la Giunta provinciale di Trento ha deciso di introdurre l’indicatore Icef per il calcolo della quota da far pagare a chi usufruisce di questi servizi a domicilio. La nuova modalità di compartecipazione alla spesa partirà dal 1° luglio 2015, per un periodo sperimentale di 18 mesi.
Sono stati fissati due parametri di salvaguardia: una franchigia di 150 mila euro (valore Ici) sulla prima casa, che equivalgono a 500 mila euro di valore dell’immobile, e una franchigia di 50 mila euro di patrimonio mobiliare; un tetto massimo di compartecipazione (per chi ha un Icef inferiore a 0,13 – si stima circa il 10% degli utenti – la quota massima è di 20 euro mensili per la fruizione degli interventi, ad esclusione dei pasti a domicilio dove la quota minima è comunque conteggiata). Con Icef pari o superiore a 0,13 è individuata un’aliquota progressiva di patrimonio aggredibile per far fronte ai servizi richiesti, dal 20% fino al 60% per chi ha un Icef sopra lo 0,40 (la stima è del 15-20% dell’utenza).
Su una spesa pubblica per i servizi domiciliari di oltre 20 milioni di euro all’anno, con le nuove regole, la Provincia ritiene di incassare 2,7 milioni in più (dai 6,9 di oggi a 9,6 milioni).
Le domande degli interessati (circa 5.400) vanno presentate dal 7 al 31 maggio prossimo.
Le nuove tariffe per l’aiuto domiciliare e il sostegno relazionale alla persona andranno da 2 a 18 euro; da 4 a 10 a pasto a domicilio e da 0,50 a 3 per la consegna del pasto. Per il telesoccorso e il telecontrollo la quota minima è di 0,10 euro al giorno, la massima di 1 euro. Si andrà a dopo l’estate per i ticket su base Icef delle rette delle Rsa.
Per l’assessora provinciale alla salute e solidarietà sociale, Donata Borgonovo Re, con questi provvedimenti tutti sono chiamati alla “corresponsabilità”, trattandosi di “criteri di salvaguardia” nel segno di una “maggiore equità”.
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