SOMMARIO: Al San Marco arriva lo spettacolo teatrale tratto dal Blog 60storie
Elisa, Paolo e Riccardo non sono turisti. Sono lontani da casa, immersi in mondi che non conoscono. Hanno a che fare con tradizioni e situazioni che ignorano. Ma non è una vacanza. Tutt'altro. Il loro è un lavoro. Ed è anche un'esperienza di vita, di crescita e di formazione. Elisa, Paolo e Riccardo sono i protagonisti di “I'm not a tourist”, spettacolo teatrale all'esordio sul palco del San Marco di Trento il prossimo 26 marzo. E' una produzione di Estroteatro che prende le mosse da un Blog, 60storie.com, dietro cui si cela l'attività di Gtv (Gruppo trentino volontariato), Cam (Consorzio Associazioni con il Mozambico) e Trentino-Balcani. Le tre associazioni nel 2013 hanno avviato un progetto comune, per raccontare da tre punti di vista diversi, da tre angoli del mondo distanti tra loro cos'è e cosa vuol dire incontrare altre culture. Vietnam, Balcani e Mozambico: tre esperienze narrate attraverso 60 storie di vita vissuta, 60 voci di testimoni diretti. “Ci piaceva l'idea di unire le nostre esperienze e comunicarle con un progetto corale – conferma Anna Brian di Gtv – le storie raccontano esperienze di vita di persone che con noi collaborano per trasmettere anche attraverso le esperienze personali i tanti aspetti di questo particolare lavoro.” E dal blog ora, con il coinvolgimento di Estroteatro, si arriva a teatro. “Ci hanno chiamato – dice Mirko Corradini, regista della nuova produzione – e noi ci siamo innamorati del progetto. Abbiamo imparato a conoscere la cooperazione allo sviluppo, ben oltre quello che si sa e si dice. Oltre gli aspetti e le polemiche politiche. Abbiamo letto tute le 60 storie. Dietro ci sono 60 persone e le loro esperienze, 60 vite in qualche modo cambiate e condizionate dall'esperienza. E questo aspetto è diventato il cuore dello spettacolo. Non c'è la cooperazione internazionale, non è un documentario che la spiega. Al centro ci sono le persone. Lo spettacolo vuole andare a toccare le emozioni, i sentimenti. E lo fa raccontando questo mondo con gli occhi di tre giovani che per la prima volta partono per questa avventura. Con tutta la loro inesperienza ed ingenuità: si ritrovano ad affrontare una serie di situazioni nuove con la paura e gli errori di chi è alle prime armi.”
“Non è uno spettacolo per addetti ai lavori – incalza Anna – mette in risalto l'esperienza di tre cooperanti che sono prima di tutto persone.” Ma come sono diventate tre le sessanta storie? “Cinzia Scotton, la drammaturga – spiega Mirko – ha fatto delle scelte. Ha trovato all'interno delle 60 storie gli elementi più teatrali. Ha colto qualche aspetto da ognuna ed ha scritto poi 3 storie completamente nuove. Quindi tutto ciò che verrà raccontato è tratto dalle 60 storie, ma non è nessuna storia in particolare.”
Emerge dunque quello che può essere lo spirito di un cooperante e soprattutto quello che si porta a casa. Anna conferma: “Assolutamente si. Ed è quello che a noi interessava: sottolineare come questi giovani cambiano, crescono. C'è una riflessione che loro fanno su se stessi. Il loro modo di vivere e di ragionare è messo in discussione dal confronto con altre culture. E' uno spettacolo che parla di diversità, di confronto-incontro tra culture. E' lo spirito che muove le tre associazioni.”
Un teatro “tradizionale”, lo definisce Mirko. “Perché è un teatro di parola che racconta e si racconta. C'è qualche innovazione, scenografie magari insolite, ma non è teatro sperimentale. Si sentirà parlare di cooperazione, senza parlare di cooperazione. Non ne parliamo in modo diretto, ma mettiamo in scena la cooperazione. Ed uno spettacolo divertente, ironico … Per un'operazione del genere c'era bisogno della parola.”
Lascia una recensione