L'appassionato di storia Fulvio Zanoni ha identificato il luogo esatto dove si trovava il luogo sacro
È stata identificata a Rovereto la chiesa di Santa Caterina d'Alessandria, risalente al 1300. Ulteriori ricerche d'archivio a partire da un articolo di Vita Trentina uscito il 9 dicembre 2012, hanno portato il roveretano Fulvio Zanoni, musicista e scrittore, a fare l'interessante scoperta.
L'antica chiesa – da non confondere con quella dei frati sempre dedicata a Santa Caterina – non è sconosciuta, ma gli studiosi tendevano a collocarla nel vicolo del Trivio. Invece, secondo Zanoni, si trovava in via della Terra 27, nello stabile dell'ITEA, già Casa Bontadi, dove lo scorso 28 febbraio è stata inaugurata la “Casa delle Donne”.
Durante i restauri del palazzo sono venuti alla luce lacerti di affreschi, e il nostro settimanale ne aveva accennato nel numero sopraccitato. L'articolo riportava gli esiti della tavola rotonda “Per una storia del medioevo roveretano”, organizzata dall'accademia degli agiati. Nell'occasione, l'arch. Diego Albertini, durante una visita a Casa Bontadi, avanzò l'ipotesi che tali affreschi appartenessero all'antica chiesa. “Era il primo che sentivo affermare ciò per quanto mi risulta”, dice Zanoni, appassionato di storia locale. “Incuriosito ho dunque diretto le mie ricerche in tal senso”.
Lo storico settecentesco Adamo Chiusole, in “Notizie antiche e moderne della Vallagarina” (1787), scrive che la chiesa di Santa Caterina era “presso la porta della città ove è la casa del Nob. Girolamo de Brunati”, e prosegue: “Lo spazio che dal portone del ponte Forbato giungeva fino al portone della casa del Nob. Girolamo Brunati, chiamavasi ‘la Terra’ per differenziarla dall’annesso castello”. Secondo Zanoni, per “porta della città” gli studiosi hanno sempre inteso la porta veneta, in via Rialto, sopra la quale effettivamente c'era una casa Brunati. Pareva dunque pacifico che l'antica chiesetta fosse in via del Trivio, poco distante dal bastione Basadonna, nell'omonimo vicolo, che costituisce uno dei resti delle quattrocentesche mura veneziane.
La chiesa venne abbattuta nel 1500, ma probabilmente era stata dismessa già nel 1439, perché intralciava i veneziani nell'ampliamento delle mura. “Per una curiosa coincidenza, anche presso la porta medievale della torre civica, in via della Terra, nel 1787 si trovava un'altra casa Brunati”, prosegue Fulvio Zanoni. La si ritrova nei disegni, piante e progetti del 1787-1869, conservati nel protocollo generale del comune di Rovereto (marzo 2012). Vi abitava il mercante di seta, Girolamo Brunati, cugino di quel Giacomo Brunati che invece risiedeva presso la porta veneta, in via Rialto.
Ci si poteva dunque benissimo confondere. La prova del nove, per Zanoni, sta “nella mappa allegata al catasto roveretano del 1830, che riporta proprio in questa posizione, segnata in neretto, un'antica chiesetta”. “Probabilmente l'edificio sacro intralciava la costruzione non del Basadonna ma di un altro basamento delle antiche mura, ora nascosto, dove attualmente si trova il ristorante cinese, in piazza Malfatti, e sopra cui domina l'ex Casa Bontadi”, conclude Zanoni.
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