La riforma trilingue della scuola sta creando un acceso dibattito tra genitori e docenti. Anche la politica è stata investita dalla problematica e ora si paventa nientemeno che un ricorso al Tar (Tribunale amministrativo regionale). Troppe le voci in campo e toni sopra le righe: elementi che non aiutano a trovare una giusta mediazione.
Veniamo ai dati oggettivi in campo. Dall’anno scolastico 2015 – 2016 è prevista l’applicazione del protocollo trilingue in tutto il Trentino a partire dalla prima classe della scuola primaria. Significa che non solo la lingua italiana sarà utilizzata nell’insegnamento ma anche il tedesco e, a partire dalla terza, si aggiungerà l’inglese.
Concretamente in Valle di Fassa, terra di minoranze linguistiche, il totale dei 29 tempi scuola (le ore di insegnamento sono di cinquanta minuti), saranno così suddivise: 18 in lingua italiana (Italiano, Matematica, Religione), cinque in ladino (Storia,Scienze, Tecnologia, Educazione motoria) tre in tedesco (Geografia, Educazione all’immagine e Musica). Rimangono poi due ore dedicate rispettivamente allo studio della grammatica tedesca (due tempi)e di quella ladina (un tempo). A partire dalla classe terza subentrerà anche l’inglese con riduzione dell’uso della lingua italiana.
La proposta è applicata a tutta la popolazione scolastica: non è quindi permessa alcuna opzione ai genitori. La prevista riforma ha provocato forti reazioni nella valle dividendo la platea in due fazioni: favorevoli e contrari. “Siamo consapevoli dei vantaggi del plurilinguismo e la nostra convinzione è confermata da autorevoli studiosi come Martin Dodman e Antonella Sorace”, spiega la dirigente Mirella Florian. “Alcuni genitori chiedono la possibilità di scegliere tra percorso ‘italiano’ e percorso ‘ladino’ ma questo creerebbe, oltre a una disparità nella preparazione degli studenti, anche la spaccatura tra ‘italiani’ e ‘ladini’, cosa che la scuola non può accettare”. “L’idea di una scuola che tiene conto delle nostre radici ladine e che si apre anche al tedesco e alle altre lingue – afferma l’Union di Ladins – risponde a quei criteri che il movimento ladino ha sempre sviluppato e sostenuto”.
“Noi non siamo contrari al progetto e la nostra non è una strumentalizzazione politica ma siamo per la libertà di scelta”, hanno detto i genitori contrari nel corso di una assemblea pubblica al cinema Marmolada di Canazei. “Non accettiamo il fatto che il progetto venga imposto dall’alto e chiediamo che si prosegua come si è fatto fino ad ora, con la possibilità di scelta. Questo perché in una valle a forte vocazione turistica, ci sono famiglie miste che non conoscono il ladino nemmeno in maniera ricettiva e c’è il timore che l’utilizzo del ladino porti alla perdita della conoscenza delle discipline affrontate”.
I consiglieri al Comun general Luca Guglielmi e Gianluigi De Sirena in aula hanno presentato una interrogazione. “Nulla da obiettare sulla fondamentale e determinante valenza dell’apprendimento della nostra lingua, ma preoccupa, e non poco, l’insegnamento di materie come storia, geografia e scienze in lingua ladina”, hanno detto. “Ciò che lascia più perplessi è il vincolo applicato ai genitori che stanno per iscrivere i propri figli. Non è più possibile, come da prassi, decidere se iscrivere i propri figli alle elementari a predisposizione ladina oppure a quella italiana”. Il dibattito è acceso e per ora, all’orizzonte, non si intravede un tentativo di mediazione.
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