Lavora nel bosco e segue la “filiera legno”, dal seme alla vendita del legname. “Scegliamo quali piante tagliare, cercando di fare quello che il bosco farebbe da solo nel tempo”, ci racconta il custode forestale Stefano Schir, intervistato dai ragazzi della classe V dell’Istituto Maria Bambina di Trento.
In che cosa consiste il suo lavoro?
Lo dice un po’ la parola: il custode forestale custodisce il bosco. Seguiamo tutta la filiera del legno, cioè seguiamo la pianta dal seme all’abbattimento e all’utilizzazione stessa del legno. È un lavoro complesso perché valutiamo e sorvegliamo tutte le attività che vengono svolte in un bosco.
Perché ha scelto di fare questo mestiere?
Perché credo che sia il lavoro più bello del mondo: mi permette di essere a contatto con la natura e di essere utile alle persone che utilizzano il bosco.
Come si diventa custode?
Si accede a questo lavoro attraverso un concorso pubblico. Molti di noi sono laureati, altri non lo sono ma il diploma è indispensabile.
Da quando esiste questo lavoro?
Si parla già della figura dei custodi forestali, chiamati all’epoca “saltari” (da saltus, radura) nelle antiche Carte di regola dell’Ottocento. Ma norme che parlano dei custodi forestali e del guardaboschi ci sono già in antichi documenti del Duecento.
Quali regole devono rispettare i custodi forestali?
Dobbiamo attenerci a tutte le leggi sia nazionali che provinciali a tutela dell’ambiente e a gestione della flora e della fauna. E non solo le rispettiamo ma le facciamo rispettare anche agli altri utilizzatori del bosco. Dobbiamo quindi conoscere molto bene tutte le normative in materia.
Che differenza c’è tra un custode e una guardia forestale?
Il custode dipende dai proprietari dei boschi – i Comuni, le Asuc (amministrazioni separate degli usi civici) o i proprietari privati – e ha un ruolo più “tecnico”. La grande differenza, forse, è che un custode non porta un’arma nella fondina, tranne rarissimi casi. Le attività che svolge, infatti, non sono strettamente legate ad incarichi di polizia, come l’antibracconaggio, ma alla misurazione e commercializzazione del legno, e necessitano di “armi” diverse. Il custode comunque collabora con le guardie forestali alla vigilanza di tutte le leggi di cui parlavamo poc’anzi.
Che cosa si ricava dal bosco?
Basta guardare le nostre case: dal tetto fino agli oggetti che ci sono all’interno, mobili e utensili, troviamo il legno un po’ dappertutto; un tempo molto di più, ma anche oggi la legna viene usata anche per riscaldare. Il bosco quindi è sempre stato una ricchezza, una risorsa per la sopravvivenza. Negli ultimi anni è diventato una risorsa non solo di tipo economico, ma anche ambientale – per la stabilità dei versanti delle montagne – paesaggistico, turistico…
Quali sono i suoi strumenti del mestiere?
Il martello forestale è un’ascia che ci serve per marcare le piante da tagliare, dopo che le abbiamo individuate. Con la parte anteriore si toglie un pezzo di corteccia alla base della pianta e all’altezza delle spalle. Poi con la parte posteriore del martello, che ha un simbolo ben preciso diverso per ogni guardia o custode forestale, si imprime un segno indelebile, fintanto che la pianta non deperisce completamente: così si sa chi ha autorizzato il taglio di quella pianta. Con il cavalletto dendrometrico, che è un calibro, misuro il volume tariffario della pianta da tagliare.
Come si decide quali piante sono da tagliare?
Cerchiamo di fare quello che il bosco, che continua a rigenerarsi, farebbe da solo nel tempo. Prendiamo le piante che vanno tolte per lasciare spazio alle nuove generazioni di piante. Si taglia una pianta per un discorso economico, per utilizzare il legno, oppure perché è malata, salvando così le altre piante dall’infezione. Il Piano di assestamento forestale, un testo che viene fatto ogni 10 anni, ci dice quali piante si possono tagliare. Il Piano serve per garantire la risorsa legno alle generazioni attuali ma anche a quelle future.
Quali sono i problemi degli alberi?
Alberi caduti a causa del vento, piante secche o piante malate. I problemi maggiori, anche se non si vedono esternamente, possono essere proprio le infezioni fungine, come le armillarie o l’“Heterobasidion annosum”, perché compromettono la staticità stessa della pianta: a causa della “carie bruna” gli alberi possono cadere e rovinarsi. C’è un altro parassita, un piccolo coleottero: è il bostrico, che in pochi giorni fa morire la pianta. Un vero nemico.
Come fate quando nell’albero malato ci sono dei nidi di animali? Meglio tagliare l’albero o salvare i nidi?
Il rispetto è la nostra prima regola! Vi racconto un aneddoto: una volta ci siamo recati in una zona di montagna dove era previsto un lotto di legname, quindi il taglio di numerose piante. Mentre camminavamo, sopra di noi ha iniziato a volare un astore, che è un uccello rapace. Ebbene abbiamo verificato dove fosse il suo nido, e non solo non abbiamo tagliato quella pianta, ma ce ne siamo andati e quel pezzo di bosco non l’abbiamo ancora tagliato.
Quali sono gli alberi più antichi in Trentino?
Sono alberi ormai lasciati a perenne memoria, che non entrano in quel percorso “economico” della gestione del legno. Dei veri e propri monumenti vegetali: immaginate gli antichissimi larici che si trovano alle pendici del Lagorai, castagni millenari, olivi secolari, querce…
Cosa fa la vostra Associazione?
La “Libera Associazione dei Custodi Forestali del Trentino” è nata per valorizzare la figura del custode forestale e per poter collaborare con tutti i soggetti che per una ragione o per l’altra hanno a che fare con il bosco del Trentino. Siamo ben disposti a mostrare e raccontare la nostra attività e il nostro lavoro, a ad accompagnare i fruitori del bosco.
A cura degli alunni della classe V dell’Istituto Maria Bambina di Trento
La scheda:
Nome: Stefano
Cognome: Schir
Professione: Custode forestale
Segni particolari: Lavora nella zona di Segonzano. È anche presidente della Libera Associazione dei Custodi Forestali del Trentino (www.custodiforestali.tn.it)
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