«Ti presentiamo le necessità di tutte le donne del mondo… Ti presentiamo le donne che hanno subito violenza domestica, che sono state violentate e quelle abbandonate dai loro partner… Ti preghiamo per tutte quelle che si sentono in colpa per i maltrattamenti subiti e non osano chiedere aiuto…».
Quando, dentro la Basilica di Sanzeno, si è levata questa richiesta al Signore un brivido ha percorso i presenti. Non solo il canto, i fiori, la danza e le luci ma soprattutto la presenza dentro la preghiera delle donne di tutto il mondo, a partire da quelle delle Bahamas che avevano preparato la traccia, ha segnato l’intensa, profonda, partecipata ed espressiva preghiera ecumenica delle donne nella serata di sabato 7 marzo.
Non accade tutti i giorni di vedere la Basilica così piena e soprattutto di donne di tutte le età perché, se è vero che la maggioranza dei presenti alle liturgie è di sesso femminile, è anche vero che l’età media di solito è molto alta. Invece nei banchi erano presenti tutte le generazioni, comprese le giovani adulte che, stando alle statistiche ed a ciò che vediamo di solito, non varcano la porta delle nostre chiese.
Una fortissima esperienza di sororità (la fraternità declinata al femminile) a partire dal gruppo delle organizzatrici e da coloro che hanno animato la preghiera, un legame che va oltre i confini della diocesi e porta ogni anno una comitiva del Piemonte a fare una trasferta in val di Non dal venerdì (arrivo in tempo per la preghiera del gruppo Samuele) alla domenica (rientro dopo la Messa, ancora canti e preghiera, quasi una scia della sera precedente).
Una danza che ritmava lo sciabordio delle onde del mare che circonda le isole Bahamas ha introdotto la preghiera e la collocazione dei ceri dei continenti. I canoni della comunità ecumenica di Taizè hanno ritmato i vari momenti di riflessione, richiesta di perdono, intercessione costruiti attorno al brano di Parola che fungeva da centro, il racconto della lavanda dei piedi.
I piedi delle donne, come quelli degli uomini, vengono continuamente lavati da Gesù che ripete anche oggi: «Capite quello che ho fatto per voi?… Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi».
Cosa significa per le donne lasciarsi lavare i piedi da Gesù e lavarli agli altri? Significa pregare per le donne e gli uomini di tutto il mondo ma non solo. Vuol dire anche e soprattutto porre segni tangibili, condividendo preoccupazioni e beni materiali. E questa condivisione è iniziata subito attraverso il sostegno a suor Rina Menghini, di Brez, missionaria in Libia per tanti anni ed ora in Tunisia con altre cinque consorelle, «in una situazione precaria» come scrive lei stessa. La sua testimonianza, accolta dentro un silenzio profondo, ha toccato il cuore. «Non possiamo fare “grandi cose” ma là dove siamo cerchiamo di offrire un servizio che risponde a un bisogno… Il nostro obiettivo è di essere “testimoni credibili” del messaggio evangelico e delle sue implicazioni vitali… cerchiamo di coltivare rapporti umani sinceri e fraterni con tutti, sperando di camminare verso una fraternità di speranza».
Il segno che ognuna e ognuno si è portato a casa era un minuscolo asciugatoio con il logo della Giornata Mondiale di Preghiera ecumenica delle donne. Un segno per non dimenticare la domanda di Gesù: «Capite quello che ho fatto per voi?» e continuare a camminare, con piedi di donne, dentro le sue orme.
Vanda Giuliani Zanoni
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