L’esperienza del convegno: “Ritornare a Trento. Tracce agostiniane sulle strade del Concilio tridentino”, promosso dallo Studio Teologico Accademico di Trento nei giorni scorsi, stimola ad alcune riflessioni e provocazioni sul fare teologia oggi.
La teologia è il “discorso su Dio” per l’uomo di ogni tempo, che vive di domande e aneliti che nascono all’interno della storia stessa. Nel passaggio tra i secoli XV e XVI la chiesa fu attraversata da istanze riformistiche che trovarono in Lutero una cassa di risonanza e una forma di espressione particolarmente significativa, come ha mostrato nella sua relazione don Cristiano Bettega, e la chiesa, scoprendosi impreparata nel fornire delle risposte, sentì l’esigenza di ritrovarsi a Trento per pensare, confrontarsi ed elaborare una riforma che ne ha segnato la storia. “Ritornare a Trento” è in questo senso tutt’altro che ricadere in tradizionalismi sterili; è piuttosto ritornare ad ascoltare la storia, tornare a elaborare pensiero cristiano per ridare all’uomo di oggi una griglia di significato che possa rispondere alle istanze attuali.
Siamo inseriti, come uomini, cristiani e teologi in un percorso, nel quale si segnalano quali punti di riferimento alcune figure e correnti particolarmente significative. Nel contesto di questo convegno l’attenzione è caduta in particolare sul pensiero agostiniano. Lutero apparteneva a questo Ordine mendicante, aveva abbracciato la via augustiniana non solo come progetto di vita, ma anche come linea teologica, fondata sul primato delle sacre Scritture nella ricerca teologica e sul primato del cuore nella reciprocità con l’intelletto nell’affrontare le questioni, come ha ben illustrato la relazione di padre Vittorino Grossi. Priore generale degli Agostiniani fu anche Girolamo Seripando, personaggio di spicco della terza fase del Concilio di Trento, appassionato cercatore della verità, teologo della mediazione, testimone di una linea che, seppure uscita “sconfitta” dagli esiti conciliari, molto ha da insegnare nel metodo e nei contenuti, come ben descritto dalla relazione del professor Michele Cassese. Quella agostiniana fu una vera e propria scuola, illustrata nelle sue prime fasi dal professor Angelo Maria Vitale, ma questo ci riguarda ancora più da vicino se consideriamo che fucina di pensiero e luogo di formazione di una vera e propria equipe di esperti prima e durante gli anni del Concilio fu il convento trentino di san Marco. Di qui il fascino di trovarci, guidati dallo studioso Domenico Gobbi, proprio in san Marco per conoscere alcune delle figure più eminenti di questo storico convento, tra cui spiccano Niccolò Scutelli e, in tempi più recenti, il beato Stefano Bellesini. La storia ci fa guardare a grandi eventi e personaggi che hanno le radici in questa nostra terra, l’hanno arricchita e saputa valorizzare e sono di richiamo per noi a continuare in questa “vocazione” di impegno e pensiero, per una teologia anche “territoriale”, ma che non manca di profondità e respiro universale.
Se la storia della teologia e del dialogo ecumenico è arrivata a un nuovo passo significativo con la dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del 1999 tra cattolici e luterani, come evidenziato da don Andrea Decarli, non va sottovalutato il ruolo di altre discipline importanti nell’elaborazione e nella diffusione del pensiero teologico. La “riforma” della musica sacra, ben illustrata dal professor Paolo Delama e arricchita dalle esecuzioni del trio Feininger nella significativa ambientazione “conciliare” della chiesa di santa Maria Maggiore; la “riforma” delle arti figurative, spiegata dal prof. Domizio CattoiGiulio Viviani hanno mostrato come il pensiero su Dio passa anche o prima di tutto attraverso le arti umane e che la mediazione del sensibile diventa veicolo di significato che comunica e fa fare esperienza della bellezza divina.
A concludere questo percorso interdisciplinare il prof. Emanuele Curzel ha tratteggiato le tappe principali delle celebrazioni conciliari a Trento nell’ultimo secolo, soprattutto attraverso la sensibilità di mons. Iginio Rogger e l’ispirazione di Hubert Jedin, che modificarono il modo di leggere l’evento tridentino permettendo una notevole crescita storiografica e una maggior consapevolezza della centralità della nostra città nella storia e nell’oggi.
Una teologia dunque aperta e capace di confronto; universale e ben radicata nella nostra città; plasmata dalla storia ma spalancata sull’oggi; testimonianza di un cristianesimo vivo, credente e pensante che continua ad essere eredità e missione della chiesa e della nostra chiesa diocesana, con le sue peculiarità e le sue ricchezze. Lo Studio Teologico, studenti, docenti, ospiti esterni che hanno partecipato al convegno, ha vissuto con serietà e convinzione questa occasione per rinnovare il proprio impegno per una crescita che possa essere servizio all’uomo di oggi.
suor Chiara Curzel
docente di Patrologia
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