Il carteggio tra il contadino che disse no ad Hitler e la moglie mostra quanto l'uno avesse attinto la sua forza da quella dell'altra
Una vicenda di elevato spessore umano e spirituale, una testimonianza di coppia che mantiene intatta forza e attualità. È quella narrata in "Una storia d'amore, di fede e di coraggio. Franziska e Franz Jägerstätter di fronte al nazismo" (Il Pozzo di Giacobbe, 2013), libro presentato dai curatori Lucia Togni e Giampiero Girardi venerdì 6 marzo all'Università della terza età di Trento. Il volume offre l'occasione per riscoprire e comprendere l'intensità del percorso compiuto da Franz Jägerstätter, il contadino austriaco che nel 1943 rifiutò di prestare giuramento al nazismo, e dalla moglie Franziska, l'unica a rimanergli vicino sostenendolo nella scelta che lo portò alla morte.
Franz è un contadino che vive a St. Radegund, un piccolo paese di campagna a metà strada tra Salisburgo e il confine con la Germania, nel cuore del Reich. È sposato da soli due anni e la famiglia cresce rapidamente con l'arrivo di tre figlie, ma quando i carri armati hitleriani entrano in Austria non ha dubbi sull'inconciliabilità tra il professare la fede cristiana e l'ideologia nazionalsocialista.
Nel 1940, dopo la prima chiamata alle armi, svolge un periodo di addestramento come autista, ma quando, successivamente gli verrà chiesta fedeltà al regime, rifiuterà l'arruolamento nell'esercito tedesco. Per lui avrebbe significato esprimere concreta adesione al nazismo – "indossare questa divisa mi farà sentire sporco" – e l'unica scelta possibile è l'obiezione di coscienza, gesto che determina l'incarceramento prima a Linz poi a Berlino. Processato dal Tribunale di Guerra del Reich, Jägerstätter andò incontro al suo destino, abbandonato da tutti tranne che da Franziska.
Le 139 lettere contenute nel volume sono quelle che marito e moglie si scambiarono tra il 1940 e il 1943 – solo pochi anni prima della morte avvenuta nel 2013 Franziska acconsentì alla pubblicazione delle sue -, un carteggio dal quale emerge la profondità dell'amore che li univa. "Amatissima moglie, mi interessa ogni parola che tu scrivi", scriveva Franz dal carcere, nascondendo la durezza della prigionia e rivelandole solo nell'ultima lettera che è stato condannato a morte.
Ora la storia di Jägerstätter, letta anche attraverso il punto di vista della moglie, considerata inizialmente responsabile della morte del marito per non averlo dissuaso dall'obiezione di coscienza, mostra quanto l'uno avesse attinto la sua forza da quella dell'altra. Dopo 7 anni di matrimonio, Franziska ne vivrà 70 di vedovanza, continuando a professare la sua fede con devozione immutata e trovando infine consolazione nella beatificazione del marito avvenuta nel 2007.
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