Nato a Mezzolombardo nel 1887, dopo aver studiato nelle Accademie di Vienna, di Torino e di Roma, indeciso fino all’ultimo infine partecipa alla Prima guerra mondiale; fatto prigioniero in Galizia, rimane in Russia fino al 1918. Rientrato in Trentino, Ermete Bonapace partecipa attivamente alla vita intellettuale e artistica di Trento: insegnate, cronista, critico d’arte, autore di commedie teatrali di buon successo popolare, organizzatore di eventi artistici e soprattutto autore di numerosissime sculture sia di committenza pubblica che privata in calcestruzzo, marmo e bronzo, Bonapace muore nel 1943. Molto attivo in vari ambiti, dunque, riecheggia le mode senza mai riuscire a diventare davvero un protagonista. Figura complessa, per certi versi, la sua. Per fortuna che nel 1998 la famiglia ha deciso di donare all’allora Museo storico in Trento, poi Fondazione museo storico del Trentino, il suo archivio personale. Ciò ha permesso a vari ricercatori, in primis Katia Fortarel, di studiarne l’opera e l’attività.
Altrettanto complessi, inevitabilmente, il catalogo e la mostra che da tali studi sono scaturiti. Fino al 12 aprile in Palazzo Roccabruna (a Trento in via SS. Trinità) resterà aperta al pubblico la mostra “L’arte per la vita: l’opera di Ermete Bonapace”, curata da Mario Cossali e Katia Fortarel (martedì e mercoledì con orario 9-12 e 15-17; giovedì e venedrì 9-12 e 15-20; sabato 17-20). Si tratta di 24 opere scultoree: tre marmi, tre bronzi e diciotto gessi appartenenti alla famiglia dell’artista accompagnati da sette ingrandimenti fotografici di immagini storiche.
Quattro gli ambiti della sua attività scultorea: busti e targhe di commemorazione funeraria privata cimiteriale, monumenti ai caduti, commemorazione di personaggi pubblici, sculture libere. Fra di essi quello nel quale seppe dare il meglio di sé senza scadere nella retorica è stato la realizzazione di tombe individuali e familiari, soprattutto nei cimiteri monumentali di Trento e di Mezzolombardo.
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