Il libro di Sara Guelmi “Sette stelle per Chiara”: “una riflessione per gli adulti che hanno a che fare con i giovani e per i ragazzi che vogliono capire qualcosa di più della vita”
Incuriosisce, raggiungendo il primo piano del Muse, il pallone che ci si ritrova di fronte, gonfiato in un angolo del piano espositivo. L’ingresso nella bolla d’aria è piuttosto difficoltoso. Ma una volta superato l'ostacolo sopra di noi si apre l'intera galassia: la via lattea con le sue infine stelle sono ben visibili: quasi ad invitarci a cercare di individuare, nell'attesa, quali potrebbero essere le sette stelle protagoniste della serata. In questo insolito contesto è stato presentato “Sette stelle per Chiara”, il libro di Sara Guelmi edito da Erickson. Un libro sull'educazione, un racconto di formazione in cui trovano spazio le tante domande che ogni persona prima o poi si pone. “Vuole essere solo uno spunto – puntualizza l'autrice – un'occasione di riflessione per gli adulti che hanno a che fare con i giovani e per i ragazzi che vogliono capire qualcosa di più della vita.”
Da dove nasce questo libro?
La mia storia professionale mi ha regalato la grande opportunità di incontrare tante persone giovani. E non dico giovani perché non sono una categoria, non si può generalizzare. Ognuno di loro è una persona a sé, distinta una dall’altra, con le proprie caratteristiche, il proprio bagaglio di esperienze, di sogni, desideri, dubbi ed inquietudini. Persone alla ricerca di qualcosa.
Per tanti anni è stata direttrice dell’ufficio servizio civile. Quindi ha incontrato i giovani nel pieno delle loro domande sul futuro.
Chiara è una giovane donna che, domanda dopo domanda e pagina dopo pagina, cresce.
Si, è il giusto percorso di chi si interroga. Quando si cerca una risposta, che la si trovi o meno, si cresce. È un buon percorso. Non conta dove si arriva ma quello che si è scoperto cercando.
È un racconto in forma di dialogo dall’inizio alla fine. E non a caso.
È un dialogo tra una figura adulta, Sergio, e una giovane donna alle prese con la vita e lo spauracchio del futuro. Il dialogo è un pretesto letterario, ma non solo. È un preciso invito: dovremmo cominciare a parlarci, ma soprattutto ad ascoltarci, di più. Siamo immersi in un mondo che ci fa esprimere tantissimo. Attraverso i media, i social network. Ma ci soffermiamo poco sull’ascolto. Siamo più comunicatori che ascoltatori. Sapere di essere ascoltati fa mettere in ordine i pensieri prima di esprimerli. E nella reciprocità dell’ascolta riesco a ricostruire l’immagine di me che ha l’altro, mi vedo da un’altra prospettiva. Sergio e Chiara si parlano ma soprattutto si ascoltano.
Che tipo di adulto è Sergio?
Sergio è un adulto che non bada alle apparenze. È cieco. E in un mondo in cui l’immagine è predominante avere un interlocutore che non vede e quindi ha ed offre una visione del mondo da un altra prospettiva può fare la differenza. Per altro è un adulto che non ha risposte. Mette generosamente a disposizione le sue esperienze. Racconta di ciò che per lui è importante, ma invita Chiara a cercare ciò che può essere altrettanto importante per lei. Questo è il percorso che li porta ad individuare le sette stelle, che sono i sette riferimenti che condividono. Sette punti fermi da cui partire per intraprendere un cammino.
Dobbiamo trovarne sette?
Sette sono le stelle del carro, quelle che permettono di vedere la stella polare, che sappiamo indica la rotta. Ma le stelle sono infinite. Ognuno deve trovare le sue. Cercare le stelle e come i viandanti trovare i riferimenti nel cielo per non perdersi è importante. Se si fa con qualcuno che ti fa da controcanto, sollecita la riflessioni, solleva qualche dubbio, fa l’avvocato del diavolo, che ti aiuta a cambiare prospettiva può essere di grande aiuto.
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