Opzioni, l’urgenza della memoria

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I vari contributi offrono un panorama di come è evoluta in Alto Adige la percezione delle Opzioni nei due gruppi linguistici

Bolzano – In occasione del 75mo anniversario degli accordi tra Hitler e Mussolini per le cosiddette “Opzioni”, la rivista “Geschichte und Region/Storia e regione” è uscita con un numero dedicato a “La memoria delle Opzioni”, curato da Eva Pfanzelter, dell’Istituto di Storia contemporanea dell’Università di Innsbruck. L’omonimo convegno si è tenuto nell’ottobre del 2014.

Il contributo dello storico bolzanino Carlo Romeo approfondisce un aspetto particolare di tutta la vicenda: “Le scelte degli altri. La memoria italiana delle opzioni del 1939”. Quella del gruppo italiano, di fronte all’evento, fu una scelta univoca? “In quel periodo – risponde Romeo – l’atteggiamento del gruppo italiano verso le Opzioni fu sostanzialmente di indifferenza o meglio estraneità. Ciò dipese da vari fattori. Anzitutto la difficoltà di ‘decifrare’ l’informazione che passava sugli organi di informazione. I giornali italiani ribadivano l’individualità e la volontarietà della scelta. Ma le scene di entusiasmo che si vedevano alle stazioni ferroviarie, dirette dalla propaganda germanica, mostravano invece i segni di un trasferimento che si annunciava di massa. Sfuggiva, in definitiva, la dimensione del dramma individuale e collettivo della scelta a cui erano stati chiamati i sudtirolesi. Inoltre, il gruppo italiano all’epoca era di recente immigrazione, ancora precario e con scarsi rapporti con il territorio. Ciò non toglie che vi furono famiglie di origine trentina coinvolte direttamente dall’Opzione, soprattutto nella Bassa Atesina. I motivi di chi, tra questi, scelse di partire andavano dall’antico legame con l’identità tirolese alla difficile situazione economica”.

Come è evoluto il rapporto del gruppo italiano in Alto Adige e le Opzioni? “Nel dopoguerra – spiega Carlo Romeo – le Opzioni sono state uno strumento di controversia diplomatica. L’opzione di più dell’80 per cento dei sudtirolesi per il Terzo Reich poteva risultare un utile ‘contraltare’ alle responsabilità del Ventennio fascista. Per lungo tempo l’unica questione che venne dibattuta fu questa: chi ne aveva avuta la maggiore responsabilità, l’Italia o la Germania? Poi, a partire dagli anni ‘80, si verificò un capovolgimento di prospettiva in campo sudtirolese, dettato dalla sensibilità critica delle nuove generazioni”. Dove stava la novità? “La nuova lettura contestava il cliché vittimistico; all’esito delle opzioni avevano dato un notevole contributo anche molti sudtirolesi. Nello stesso tempo anche il gruppo italiano si apriva a una comprensione più profonda di quegli eventi, delle motivazioni di fondo e dei risvolti psicologici collettivi. Le Opzioni non furono più un tema di controversia etnica, ma una pagina importante di una conoscenza storica da condividere”.

Tra i contributi della rivista quello di Vincenzo Calì su “Claus Gatterer e il Trentino”, in cui lo storico si augura che l’autore sudtirolese possa essere “ricordato dalla città di Trento”, dal momento che egli “con la sua pionieristica lettura della figura di Battisti ha facilitato il lavoro di scavo delle fonti battistiane”.

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