“Come state, ragazzi, di che cosa si scrive oggi?…” era la battuta con cui apriva le sue visite quasi giornaliere Silvana Jellici Formilan, fedele firma di Vita Trentina da oltre 30 anni e voce della radio diocesana fin dalle origini. Ora che una malattia feroce l'ha strappata a 66 anni all'affetto del marito Egidio e dei figli Giovanni e Anna, avvertiamo un vuoto anche in redazione (dove trovava la sua seconda casa, “siete una grande famiglia”, diceva) e ci par di risentire quel suo saluto, felice espressione delle sue doti: la curiosità giornalistica, dettata dal desiderio di interpretare meglio l'attualità per lei che aveva gli strumenti della laureata in lingue e letterature straniere e in sociologia delle religione, e la passione ecclesiale, maturata negli studi teologici che l'avevano portata al Magistero in scienze religiose.
Docente di francese per molti anni nelle scuole trentine e all'Università, aveva trasferito le sue competenze nei media diocesani, specializzandosi nei temi ecumenici a cui l'aveva avviata l'amicizia con don Silvio Franch: il lavoro di cui era giustamente orgogliosa è il testo “Tracce di un cammino” (Edizioni Arca, 2012) dedicato a 40 anni di dialogo fra le fedi in Trentino, un testo da cui traspare anche la sua inesausta ricerca di strade nuove per favorire l'unità fra le persone e i gruppi sociali.
Un libro costruito sui ritagli dei giornali trentini, guidato quindi da quella sfrenata passione per il giornalismo che la portava nel vivo delle redazioni (ha collaborato anche con le pagine culturali del “Trentino”) , nei palazzi della politica e nei centri culturali e che l'ha spinta fin dal 2007 a trainare come vicepresidente per la sezione locale dell'UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana). Da due anni, dalla morte improvvisa di Lorenzo Lucianer e dopo Bruno Sanguanini, faceva le funzioni di presidente con la convinzione tenace di chi crede nella testimonianza attraverso i media e nell'utilità dell'associazionismo ecclesiale. All'ultima riunione ci aveva proposto prima dell'assemblea elettiva di poter tenere per i colleghi un incontro formativo proprio sull'alfabeto del dialogo ecumenico. “Silvana era una persona di grandissima umanità – ci ha scritto Andrea Melodia, presidente nazionale UCSI e per noi un sicuro punto di riferimento”.
Ma la sua passione ecclesiale si esprimeva anche nel Movimento Rinascita Cristiana (di cui era delegata regionale), nel gruppo culturale “Comunità in dialogo” di Sant'Antonio, nel servizio in parrocchia prima come catechista e ora come ministro dell'Eucaristia. C'era una dimensione personale contemplativa, alla sorgente del suo attivismo sociale che – assieme al marito Egidio – l'aveva vista guidare per un triennio anche l'associazione “Famiglie Insieme”: l'adorazione quotidiana dell'Eucaristia in cui da anni era impegnata attraverso il Sodalizio degli Adoratori nella chiesa di Santa Chiara, di cui era presidente.
Amante della cultura, della montagna e dell'arte, Silvana era una donna sempre in ricerca, esigente ricerca. Piace qui anche ricordarla per la cura scrupolosa con cui concordava ed elaborava i suoi contributi, attenta a non dimenticare nulla e nessuno, per un servizio che favorisse la diffusione del Vangelo attraverso il giornale e la radio.
Lascia una recensione