Quella musica, come raccontano i due roveretani, che non è un bene indispensabile come il cibo, la casa, i medicinali e l’istruzione, ma ha ali possenti per far volare l’anima delle persone sopra questi bisogni: lenisce il dolore, placa la solitudine, unisce la gente, getta ponti tra mondi distanti.
L’idea è dunque portare la musica laddove, altrimenti, non verrebbe mai insegnata, con tanto di strumenti e persone formate in tal senso. Ed è così che, grazie al sostegno dell’associazione Spagnolli-Bazzoni, Lorenzo è riuscito a dare vita alla prima scuola di musica a Bujumbura, in Burundi. Qui il roveretano ha trascorso alcuni mesi, insegnando a diversi ragazzi a leggere le note e a strimpellare i primi accordi sulla chitarra. Oggi questa scuola, che ha aperto i battenti ufficialmente nel 2013, viene portata avanti da cinque educatori ed è gestita dalla direttrice Claire Oliver Gatabazi, una cooperatrice belga.
Lo stesso progetto, poi, sempre a seguito di un viaggio da parte dei due musicisti roveretani, è stato realizzato, seppure con alcune modalità diverse, anche a Rodas, a Cuba. Anche qui Lorenzo ha trascorso alcuni mesi, rendendosi conto però di come qualcosa non funzionasse: quando venivano portati gli strumenti, in poche tempo le famiglie li rivendevano. “Per un ragazzo africano o cubano uno strumento ha un valore altissimo che, per le situazioni di povertà in cui vive, non può durare a lungo”, spiega Lea Sembenico dell’associazione “UpDoo World” che coordina questi due progetti assieme alla Spagnolli-Bazzoni.
Così Lorenzo, assieme ad un liutaio roveretano, si è inventato un modo per non costringere questi ragazzi a scegliere se suonare o mantenersi. L’idea si chiama “chiquitica”, una chitarra a basso costo (circa 3 euro), ideata per avvicinare alla musica due tipi di persone: chi non ci ha mai pensato oppure non è sicuro di acquistare uno strumento musicale, e chi vive in un paese in cui possedere una vera chitarra è complicato. La sua cassa di risonanza è una scatola di cartone che se viene danneggiata dal trasporto può essere cambiata, le sue corde sono invece fatte di bava da pesca ed il resto è costruito con legno di recupero.
La “chiquitica” – che in spagnolo significa piccolina – è tutta qua. È già volata in America e in Africa ma chiunque può provarla: ogni chitarra venduta in Italia servirà infatti a finanziare la produzione di un’altra chitarra da inviare nei Paesi poveri, creando un ponte di solidarietà e di condivisione basato sull’amore per la musica.
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