Comunità e parrocchie sono chiamate a vivere l’annuncio del Vangelo in maniera concreta
La Quaresima è un tempo penitenziale. Papa Francesco – con il suo messaggio di quest’anno – ci sprona a riscoprire il senso positivo della penitenza. Ormai questa parola ha assunto nel linguaggio comune di oggi una connotazione negativa, quasi volesse affermare la dimensione del pagar pegno e del dover scontare una punizione per il male compiuto. In realtà il cammino penitenziale è carico di speranza perché invita l’intera Chiesa a puntare lo sguardo e la propria vita su quello che è veramente necessario, capace di spogliare di tutto quello che è secondario e superficiale.
Al termine di questo cammino quaresimale incontreremo il Signore crocifisso e risorto con la sua proposta di vita e risurrezione per ogni uomo.
La Quaresima è sempre un nuovo richiamo a progettare e a costruire la nostra quotidianità a partire dalla relazione con il Signore e dalla certezza che la sua tenerezza e la sua misericordia sono per ogni uomo e donna. Solo vivendo in unione con Lui, siamo capaci di accogliere e di vivere la vita in tutte le sue dimensioni e la forza del perdono e della misericordia. Scrive il Papa nel suo messaggio per questa Quaresima: “Ognuno di noi sta a cuore a Dio, ci conosce per nome, ci cura e ci cerca quando lo lasciamo. (…) Però succede che quando noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri (cosa che Dio Padre non fa mai), non ci interessano i loro problemi, le loro sofferenze e le ingiustizie che subiscono… allora il nostro cuore cade nell’indifferenza: mentre io sto relativamente bene e comodo, mi dimentico di quelli che non stanno bene”.
Il Papa propone alla nostra meditazione tre passi di rinnovamento. Il primo l’affida alla Chiesa intera: è il cammino della Carità, prima che offerta sperimentata e vissuta. “La carità di Dio che rompe quella mortale chiusura in se stessi che è l’indifferenza, ci viene offerta dalla Chiesa con il suo insegnamento e, soprattutto, con la sua testimonianza (…). Il cristiano è colui che permette a Dio di rivestirlo della sua bontà e misericordia, di rivestirlo di Cristo, per diventare come Lui, servo di Dio e degli uomini”. La Parola di Dio e i Sacramenti sono il luogo naturale per imparare a vivere lo stile di Dio, lo stile della Carità. Scrive il Papa: “La Chiesa è communio sanctorum perché vi partecipano i santi, ma anche perché è comunione di cose sante: l’amore di Dio rivelatoci in Cristo e tutti i suoi doni. Tra essi c’è anche la risposta di quanti si lasciano raggiungere da tale amore. (…) E poiché siamo legati in Dio, possiamo fare qualcosa anche per i lontani, per coloro che con le nostre sole forze non potremmo mai raggiungere, perché con loro e per loro preghiamo Dio affinché ci apriamo tutti alla sua opera di salvezza”.
Il secondo passo di rinnovamento è affidato alle comunità e alle parrocchie, che sono chiamate a vivere l’annuncio del Vangelo in maniera concreta, legate al contesto vitale nel quale sono inserite. Scrive a proposito Papa Francesco: “ogni comunità cristiana è chiamata a varcare la soglia che la pone in relazione con la società che la circonda, con i poveri e i lontani. La Chiesa per sua natura è missionaria, non ripiegata su se stessa, ma mandata a tutti gli uomini. Questa missione è la paziente testimonianza di Colui che vuole portare al Padre tutta la realtà ed ogni uomo. La missione è ciò che l’amore non può tacere”.
Il Terzo passo di rinnovamento è proprio di ogni singolo fedele. Ognuno di noi è chiamato a coltivare nella propria esistenza un cuore misericordioso. A rinnovare nel profondo il suo modo di concepire la preghiera, la carità e l’accostamento alla sofferenza del proprio fratello come sentieri per avere in dono un cuore simile a quello di Dio. Scrive il Papa: “Avere un cuore misericordioso non significa avere un cuore debole. Chi vuole essere misericordioso ha bisogno di un cuore forte, saldo, chiuso al tentatore, ma aperto a Dio. Un cuore che si lasci compenetrare dallo Spirito e portare sulle strade dell’amore che conducono ai fratelli e alle sorelle. In fondo, un cuore povero, che conosce cioè le proprie povertà e si spende per l’altro”.
don Nicola Belli
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