Pasqua è vicina in questo 2015 si diceva qualche settimana fa al termine delle Festività del Natale e di Capodanno. La Quaresima è dunque già alle porte. Assai ridotti i giorni di carnevale. Tuttavia è tempo per riflettere su questi eventi, sullo scorrere del tempo, sui tempi che la Chiesa propone nel calendario liturgico come tappe della storia della Salvezza e della storia dell'uomo, con un Dio – come scrive Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima – “non indifferente a noi” e a “quello che accade”. Per questo il cristiano – raccomanda – deve dire no alla “globalizzazione dell'indifferenza”, cioè a quella “attitudine egoistica” che “ha preso oggi una dimensione mondiale “ed è diventata una vera e propria “vertigine”.
“La Quaresima si presenta – scrive il vescovo Luigi Bressan in una lettera alla comunità diocesana – ed è un tempo forte di scuola per imparare ad introdurci nell'evento cristiano e attualizzarlo nel proprio vissuto”. La conseguenza inevitabile è “un impegno più profondo di carità, anzi di rinnovo ed estensione della propria impostazione altruistica di vita”.
Una testimonianza forte e coerente di vita in questa direzione è offerta da mons. Severino Visintainer, deceduto dopo una malattia relativamente breve (si veda pag.13), ad un anno di distanza dalla morte di mons. Rogger e a sei anni da quella di mons. Piergiorgio Pichele, una triade di personaggi dal profilo straordinario, provenienti dalle valli, preti con una responsabilità in più quella di docenti di teologia i quali hanno continuato a dare il meglio di sé pure in età avanzata. Visintainer se n'era tornato fra la sua gente in Anaunia da tempo, come parroco a Sanzeno a partire dal 2000 e poi a Banco e Casez, prima di offrire la propria disponibilità di collaboratore pastorale nel decanato di Fondo e infine dal 2009 nelle parrocchie di Malgolo, Romeno e Salter, quest'ultima luogo di nascita e dove ha maturato la vocazione sacerdotale. Un tempo che don Severino non ha mai considerato come un declino, dopo una vita condotta sempre in prima linea, con grosse responsabilità, dopo la laurea in teologia morale, nell'insegnamento teologico, ai vertici delle istituzioni ecclesiastiche, nell'associazionismo cattolico fino a ricoprire il ruolo di Vicario generale con i vescovi Alessandro Maria Gottardi e Giovanni Maria Sartori.
Amava vivere fra la gente tanto che si trattasse di persone nel contesto cittadino, dove pur ha speso molti anni della vita nel quartiere di San Giuseppe, che in quello rurale, valligiano percorso in lungo e in largo durante il suo servizio pastorale. Dal novembre 1984 al marzo 1985, per citare un periodo frenetico di lavoro, nell'ambito dei Convegni decanali e di gruppo per il XIX Sinodo Tridentino, vale a dire le assemblee di sintesi di tutta un'attività capillare, svolta precedentemente nelle parrocchie e nelle associazioni, Severino Visintainer ha voluto presiedere tutti gli incontri, in qualità di vice-presidente dell'assemblea sinodale, insieme – dicono le cronache – con il segretario don Valentino Felicetti ed un componente della presidenza, Giuseppe Decarli.
Le tematiche affrontate sono le stesse che oggi tengono banco a tutti i livelli: famiglia, giovani, Giorno del Signore, Catechesi e turismo, questioni investite da mutamenti radicali e da una crisi che si sarebbe fatta sempre più acuta sotto la spinta di cause molteplici e spesso interdipendenti come l'esodo dalla montagna, la secolarizzazione e il Concilio, l'industrializzazione, il terziario avanzato, il benessere, la globalizzazione. Gli amici, i discepoli e i giovani di allora, ricordano la schiettezza nei rapporti con il teologo, la sua capacità di coinvolgersi, partecipare e commuoversi, la sua apprensione per la pastorale del futuro in un crescente venir meno di vocazioni, con l'attenzione a non sposare soluzioni che avrebbero imbrigliato la Chiesa, trasformandola in azienda. La forza del suo pensiero che negli anni ha saputo trasfondere nelle coscienze degli abitanti delle piccole realtà rurali, da semplice prete di campagna, ha continuato a trarre linfa dallo studio, dall'aggiornamento, dalla riflessioni in luoghi appartati e nel silenzio, dal confronto pacato a cominciare dall'uomo di strada, dalla massaia. Sono molti i beneficiari di questa sua seconda, ma non meno importante scuola, che fa pensare una volta di più alle parole del Messaggio quaresimale del Papa circa la Chiesa, per sua natura “missionaria, non ripiegata su stessa”, intendendo per missione – dice Francesco – “ciò che l'amore non può tacere” con la parrocchie che devono trasformarsi in “isole di misericordia in mezzo al mare dell'indifferenza”.
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