Lunedì 2 febbraio si sono svolti nella cattedrale di Aiquile in Bolivia i funerali di mons. Adalberto Rosat, francescano di origine trentina, per 22 anni vescovo di questa prelatura, morto improvvisamente a Cochabamba all'età di 81 anni. Erano presenti i sette confratelli francescani trentini che operano da anni in Bolivia e che hanno avuto modo di collaborare con Rosat fino alle sue dimissioni per raggiunti limiti di età nel 2009.
Nato a Cles il 22 gennaio 1934, Rosat aveva rallentato il proprio impegno nella diocesi, dopo un infarto che l'ha colpito nel 2004. Risale al 2006 il suo ultimo viaggio in Trentino.
“Un grande uomo di preghiera e della Provvidenza”, così lo ha ricordato a radio Trentino inBlu don Angelo Gonzo, ora parroco a Trento, per 12 anni missionario in Bolivia come suo stretto collaboratore, anche vicario generale della Prelatura. Un territorio vastissimo di 23 mila chilometri quadrati – ha ricordato Gonzo – con 22 sacerdoti e una popolazione di 120 mila abitanti, dispersi in piccoli villaggi colpiti nel 1998 da un terribile terremoto che aveva seriamente danneggiato anche la cattedrale, ricostruita con gli aiuti arrivati dalla Caritas internationalis e da gruppi di volontariato.
Don Angelo ricorda anche gli anni della guerriglia contro il governo boliviano e il faticoso lavoro di mediazione svolto proprio con il vescovo Rosat che ha portato ad un clima di pacificazione. Rosat inoltre si è sempre battuto per i diritti dei più poveri esponendosi di persona ed invitando alla moderazione i contadini durante le numerose manifestazioni di protesta alla fine degli anni Novanta.
Da vescovo emerito si era ritirato a vita privata, dedicandosi alla traduzione di testi nelle lingue dei maggiori gruppi etnici nazionali. In una recente corrispondenza di fine gennaio con don Angelo, manifestava il proprio rammarico e la sua preoccupazione per la carenza di sacerdoti. Il 6 marzo, presieduta dall'arcivescovo Luigi Bressan, verrà celebrata a Trento una Messa di suffragio. A Cles è stato ricordato all'indomani del decesso pure con una Messa nella parrocchiale.
Battezzato con il nome di Arturo aveva frequentato il Collegio serafico di Villazzano e il noviziato presso il convento dei frati francescani di Santa Maria delle Grazie di Arco. Dopo l'ordinazione sacerdotale nel 1978 fece richiesta di partire come missionario in Bolivia dove arrivò il primo febbraio 1962.
Eletto vescovo prelato di Aiquile da Giovanni Paolo II il 23 novembre 1986, fu ordinato vescovo il primo febbraio 1987, subentrando ad un altro vescovo trentino mons. Giacinto Eccher (1912-1997).
Rosat si è mosso con grande dinamismo non solo all'interno della Chiesa boliviana, ma anche latino-americana, ricoprendo numerosi incarichi nella Caritas e altri organismi ecclesiali sovranazionali, avviando tuttavia rapporti di collaborazione e di aiuto pure con Italia, Germania, Polonia, Canada e Usa. Per fronteggiare la carenza di sacerdoti, religiosi, religiose e laici, fece appello a numerose diocesi del vecchio continente per un sostegno che, pur con le misura del contagocce, è stato finora assicurato. Fra le iniziative portate a termine figurano la costruzione di un ospedale ad Aiquile, grazie alla donazione di una signora, Caterina Costenaro in Bertol, l'ampliamento di un altro nosocomio nella regione del Chaparo, interventi di sviluppo nel settore agricolo, artigianale e della formazione culturale, gli aiuti per la ricostruzione nel dopo terremoto e moltissimi altri programmi nel campo della formazione religiosa e della promozione umana, grazie anche ad una rete di centri parrocchiali istituiti dallo stesso Rosat. Al momento del suo ritiro nella “Casa Guadalupe” a Cochabamba nel dicembre del 2006 venne sostituito dal discepolo mons. Jorge Herbas Balderrama pure lui francescano, ma boliviano, il quale si è premurato di confermare i buoni rapporti con il Trentino sia con la Povincia francescana che con la diocesi.
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