Poveri sempre più poveri

Le politiche sociali alla luce della legge di stabilità 2015. L’analisi lucida e impietosa della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali

Nell'ultimo ventennio non è stata attivata, salvo qualche provvedimento infruttuoso, alcuna politica efficace contro l'impoverimento. La crisi ha conseguentemente aggravato una situazione latente, pregressa. Il giudizio severo e tranciante è della Consulta ecclesiale degli organismi socio-assistenziali, che si è riunita a Roma nei giorni scorsi, presieduta da mons. Luigi Bressan, presidente della Caritas italiana, per discutere delle politiche sociali alla luce della legge di stabilità 2015.

Qualche esempio? Gli 80 euro di Renzi, destinati, tra l'altro, ai lavoratori dipendenti, escludendo i disoccupati o i giovani in cerca di lavoro, alle famiglie con entrambi i genitori espulsi dal ciclo produttivo, non bastano per migliorare la situazione degli italiani sprovvisti di ogni mezzo di sostentamento e che vivono in condizioni di estrema povertà (rappresentano il 10% della popolazione). Gli stessi fondi comuni stanziati, pur con qualche correttivo all'insù (da 650 milioni e 800 milioni), per disabili, asili nido, persone non autosufficienti, sono considerati insufficienti rispetto all'effettivo bisogno. Perplessità si nutrono anche rispetto agli ammortizzatori sociali il cui destino non risulta ben definito. Il problema lavoro e povertà si associa a quello della casa, degli affitti, alla carenza di servizi assistenziali e sanitari per gli italiani indigenti.

Il tema è stato illustrato dal prof. Cristiano Gori, docente di politica sociale all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dati e analisi sono stati esaminati tenendo contro dei recenti provvedimenti del Governo Renzi previsti dalla legge di stabilità che, a giudizio della Consulta ecclesiale, ha bisogno di ben più sostanziosi supporti finanziari e di nuove strategie politiche coraggiose in grado di assorbire non solo le condizioni della povertà reale – gli “scarti” della società, prodotti da una perversa politica economica e della distribuzione della ricchezza in Italia -, ma anche le nuove emergenze, come il flusso migratorio, la denatalità, l'invecchiamento della popolazione e la solidarietà sul piano internazionale.

Le valutazioni sono la risultante anche di un aggiornamento sull'operato dei vari gruppi di lavoro tematici, della molteplicità di organismo socio-assistenziali impegnati sull'intero territorio nazionale, sull'analisi della politiche sociali italiane in un raffronto con quelle europee, sul welfare, la progettazione e la partecipazione per un'alleanza forte contro la povertà nel Paese.

Un'alleanza forte contro la povertà

Lo stesso organismo ha quindi deciso di dare vita ad un tavolo permanente di confronto con l'adesione di tutti gli organismi ecclesiali impegnati in queste realtà, facendo però appello anche ad enti pubblici (Regioni e Comuni) e gruppi associativi laici.

Fra le proposte già emerse nel corso della riunione: percorsi di prossimità per la coppia e le famiglie, per le mamme in attesa con esasperate difficoltà di ordine economico e sociale, vettori psicologici per il ricorso all'aborto, il reddito minimo pluriennale in cambio di servizi sociali.

Far nascere e crescere un bambino è infatti da considerare un lavoro per eccellenza e non un diversivo. Il “Rapporto Istat” 2014 registra come l'imponente crollo delle nascite in Italia (515 mila nati nel 2013) confermi il persistere di livelli di fecondità molto bassi (in media 1,42 figli per donna nel 2012), inferiori all'indice di sostituzione tra nascite e morti che, in una popolazione industrializzata come quella occidentale, dovrebbe essere almeno di 2,1.

Fra gli analisti c'è chi sostiene che la denatalità, più evidente soprattutto in Europa, sia una concausa della crisi economica e non un suo effetto, visto che il calo demografico fa la sua comparsa come fenomeno agli inizi degli anni 70 e quindi ben molto prima della crisi. Il dato di fatto da considerare comunque è che le mamme italiane sono le più “vecchie” d'Europa con più di 31 anni, rispetto ai 29,8 della media europea. E' tuttavia l'intero continente che sta invecchiando. Rispetto al 1988 nascono 2.700 bambini in meno al giorno: 1 cittadino su 6 ha più di 65 anni (in Italia 1 su 8). La durata media di vita oggi è di 77 anni per gli uomini e di 83 per le donne.

Crescono le disuguaglianze

Secondo Oxfam International, in Italia da metà degli anni '80 fino al 2008 la disuguaglianza economica è cresciuta del 33%, al punto che oggi l'1% delle persone più ricche detiene più di quanto posseduto dal 60% della popolazione (36,6 milioni di persone), mentre dal 2008 ad oggi gli italiani in povertà assoluta sono quasi raddoppiati (6 milioni), il 10% del totale.

Nel 2013 la rete delle Caritas diocesane e dei Consultori familiari di ispirazione cristiana ha approfondito anche la situazione di genitori separati, evidenziando tre aree di vulnerabilità. Sono circoscrivibili a difficoltà materiali (casa, accesso ai beni di prima necessità, impedimenti per fronteggiare le spese quotidiane); difficoltà psicologiche e relazionali (aumento dei disturbi psicosomatici, solitudine, depressione, stress); difficoltà genitoriali (modifiche, spesso peggiorative nei rapporti con i figli).

Per queste e per tutte le altre situazioni anche nei casi di “normalità” la caduta in stato di povertà si associa alla crisi dei legami familiari, cui si accompagna una stabilizzazione delle criticità e delle problematicità.

Fra i Paesi europei, l'Italia è quello che stanzia meno in rapporto al Pil (0,1 rispetto allo 0,5 della media Ue).

Un appello alla classe politica

Qualche altro dato emerso: i senza fissa dimora sono 47 mila. Dai 30 ai 50 mila nuclei familiari sono a rischio sfratto. Lo spreco è una malattia nazionale. Ogni giorno si sprecano 13 mila tonnellate di pane, l'equivalente di 8,1 miliardi di euro in un anno, pari a 6,5 euro settimanali a famiglia. Circa due terzi dei giovani non hanno mai fatto esperienza di volontariato o di impegno sociale. Impressionante il calo delle adozioni internazionali passate da 4.130 del 2010 alla 930-950 dei primi mesi del 2013. Si rischia l'estinzione di quest'istituto entro il 2020. I minori fuori dalla famiglia sono 30 mila.

L'appello alla classe politica della Consulta ecclesiale, per rompere il ciclo delle povertà tra le generazioni, va dunque in direzione di politiche tese a garantire un salario minimo dignitoso, a ridurre il divario tra le retribuzioni di uomini e donne, e ad assicurare reti di protezione sociale e accesso ai servizi essenziali gratuiti.

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