Due giorni di confronto sulle attività di ricerca e sulle buone pratiche formative in atto dentro e fuori l’università
La formazione dell’educatore professionale da quattordici anni è di competenza delle Università (laurea triennale), ma la ricerca è agli albori. Prima in Italia, l’Università di Trento ha attivato un’unità di ricerca specifica in metodologia e organizzazione della professione in questo settore disciplinare. Il territorio richiede infatti figure professionali flessibili che colleghino i settori sociale e sanitario ed intervengano in modo adeguato per la salute delle comunità. Dentro questo percorso si colloca il convegno “Educazione professionale e formazione – Social health education and training”, che si è svolto il 30 e 31 gennaio scorsi presso la sede del Dipartimento di psicologia e scienze cognitive, che ospita il corso di laurea in educazione professionale, attivato con la collaborazione dell’Università di Ferrara. Hanno partecipato 150 studiosi da varie regioni italiane ed europee per mettere a confronto le attività di ricerca e facilitare processi di internazionalizzazione accademica sia nella formazione che negli interventi sul campo.
Incassato il convinto sostegno dell’assessora regionale alla previdenza sociale, Violetta Plotegher, a questo percorso universitario, e l’incoraggiamento di Benny Andersen, presidente dell’International Association of Social Educators (AIEJI), in video collegamento da Copenaghen, i lavori sono iniziati con l’intervento di Dario Fortin, responsabile scientifico del convegno. “La ricerca italiana in educazione professionale sta muovendo i primi passi – ha confermato -, sono solo quattordici i corsi in Italia di educazione professionale e l’investimento in ricerca è quasi nullo”. Eppure sono ben cinque milioni, tra volontari e addetti, le persone impegnate nelle relazioni di aiuto. “Ma la politica nazionale non si è accorta di questo movimento, che ha trovato molti ostacoli per andare avanti”.
Non bastano a colmare la lacuna, ma mostrano che c'è chi a fare ricerca almeno ci prova i 55 lavori presentati nel corso del convegno, che ha dato spazio e voce a un'ottantina di autori. I contributi proposti raccontano di buone pratiche formative dentro e fuori l’università, di interventi educativi per minori e disabili, di metodologie di intervento innovative, di promozione alla salute in ambito ospedaliero, nell’alcolismo, nella salute mentale.
“Questo convegno – spiega Fortin – è un primo passo verso la costruzione di una nuova comunità scientifica”. A questo scopo è stato creato il sito www.explorans.it: “E’ uno spazio aperto a tutti che ci serve per comunicare, promuovere e mostrare i progressi della ricerca scientifica in questo campo; e ci sono buone premesse per l’avvio di una rivista internazionale open access (i cui articoli si possono leggere gratuitamente, ndr)”, conclude Fortin. Altri interventi si sono soffermati sullo studio delle pratiche lavorative dal punto di vista scientifico (Silvia Gherardi dell’Università di Trento), sui metodi di ricerca riguardo agli apprendimenti – cruciali per le professioni di aiuto – (Juliet Koprowska dell’Università di York in Inghilterra), sulla formazione delle professioni in ambito universitario (Alberto Zucconi, Istituto dell’approccio centrato sulla persona).
Della necessità – che può diventare anche un'opportunità – di trovare soluzioni innovative e originali “per recuperare le relazioni umane perdute” ha parlato Fabio Salviato di Febea (Federazione delle banche etiche alternative). Ricordando che il modello della massimizzazione del profitto ha prodotto nel mondo 2 miliardi di persone sotto la soglia di povertà (mentre “le dieci persone più ricche d’Italia hanno un reddito pari a quello di 18 milioni di persone”), Salviato ha osservato come sia possibile, con “pazienza e determinazione”, pianificare una nuova economia. E' processo di cambiamento lento, ma costante, che milioni di persone stanno già perseguendo, con ottimi risultati in quattro settori primari: le energie rinnovabili, l’agricoltura biologica, la bioedilizia e il social housing, il turismo responsabile.
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