La presidente del Consiglio regionale a radio Trentino inBlu: “Rossi e Kompatscher in questo anno e mezzo di legislatura hanno fatto un egregio lavoro”
A rappresentare il Trentino-Alto Adige nella prima seduta elettiva del nuovo presidente della Repubblica, giovedì 29 gennaio a camere riunite, insieme al vice presidente del Consiglio Regionale Thomas Widmann della Svp e al consigliere regionale Alessandro Urzì della lista di centrodestra "Alto Adige nel cuore" c'è anche lei, Chiara Avanzo, 34 anni, la più giovane presidente del Consiglio regionale nella storia dell'Autonomia, eletta il 4 dicembre dello scorso anno al posto del collega di partito del Patt, Diego Moltrer, scomparso prematuramente.
Tre nomi – Avanzo, Widmann e Urzì – nati dall'accordo tra i presidenti delle Province di Trento, Ugo Rossi, e di Bolzano, Arno Kompatscher, che ha lasciato fuori il Pd, provocando non pochi mal di pancia nella coalizione di maggioranza.
“Sono fiduciosa, la tenuta della coalizione non è in discussione”, dice la presidente Avanzo ospite degli studi di radio Trentino inBlu alla vigilia della partenza per Roma. Rivendica il ruolo dell’ente Regione e la vitalità dell’Autonomia, da rafforzare (“Apprezzo che si parli di un terzo statuto”). E conferma di voler proseguire, sulla scia del suo predecessore sullo scranno più alto del Consiglio regionale, nella linea della trasparenza e del rigore: a cominciare dalla partita “molto difficile e complessa”, dice, dei vitalizi.
Presidente Avanzo, come vive il ruolo di grande elettrice?
“Con la giusta emozione, non è una cosa che capita tutti i giorni! Ma anche con grande responsabilità: è un momento importante per la politica italiana e regionale”.
Che Presidente si immagina? Una figura di garanzia, con un profilo internazionale? Meglio un politico o un “tecnico”?
“Mi auguro che sia una persona autorevole, con la giusta esperienza politica, che rispetti e tuteli la nostra Autonomia e le minoranze linguistiche”.
E' tempo di una svolta al femminile?
“Sarebbe un forte segnale di rinnovamento, di cui la politica avrebbe bisogno”.
Non trova un po' stantia la discussione sul genere, il puntare su una donna solo per il fatto che finora abbiamo avuto soltanto presidenti maschi?
“Non è che si ‘deve’ puntare su una donna: le caratteristiche che ho indicato vanno bene sia per un uomo sia per una donna”.
Sandro Pertini, riconosciuto unanimemente come il Presidente più amato, fu eletto al sedicesimo scrutinio. “L’uomo migliore nella maniera peggiore”, scrissero di lui i commentatori. Si arriverà, questa volta, all’uomo migliore nella maniera migliore?
“Mi auguro di sì, ne abbiamo bisogno. Troppi scrutini non gioverebbero all’immagine della politica italiana. Io sono nata nel settennato di Pertini: spero sia di buon auspicio!”.
Appena eletta, ha promesso di portare avanti la linea del rigore e della trasparenza, inaugurata dal suo predecessore Moltrer, a partire dalla sempre viva questione dei vitalizi…
“In questi primi due mesi, non sono venuta meno alla promessa fatta il giorno del mio insediamento. Ho seguito fin dall’inizio il lavoro fatto dall’amico Diego (si commuove, ndr), che io, il mio partito e la coalizione di maggioranza abbiamo sempre condiviso. E’ giusto proseguire con lo stesso rigore, nella trasparenza e – voglio sottolineare – con il rispetto delle persone. Quando avremo le cifre sulle restituzioni, le renderemo note”.
Non crede che la partita dei vitalizi, se ben condotta, possa rappresentare una risposta efficace al vento dell'antipolitica?
“Efficace ed immediata, anche se sappiamo che i tempi non saranno così rapidi. Un primo segnale c’è già stato nei primi sei mesi della legislatura, con l’approvazione della legge in materia”.
Come si trova dall’altra parte, sullo scranno più alto, quali difficoltà incontra nel gestire il lavoro d’Aula?
“La difficoltà maggiore è mantenere l’equilibrio tra le parti, tra maggioranza e minoranza. Ma è un lavoro interessante”.
Rossi e Kompatscher concordano sul rilancio della Regione come ente “utile” attraverso l'elaborazione di un terzo statuto di autonomia. E' d'accordo? Che ruolo vede per il Consiglio regionale?
“Concordo con la strada che hanno intrapreso i due presidenti, Rossi e Kompatscher. Apprezzo che si parli di un terzo statuto unico, è un dettaglio da non sottovalutare per chi crede nella Regione come ente che rappresenta il nostro territorio in Italia, e non solo, se guardiamo in un’ottica euroregionale”.
L'Autonomia deve essere un'Autonomia in 3D, in tre dimensioni: l'ha scritto lei. Come rafforzarla?
“In primo luogo a Roma, da dove arrivano gli attacchi principali, anche attraverso l’elezione del Presidente della Repubblica. E poi andando verso il terzo statuto”.
Chiusa la parentesi dell'elezione del nuovo Presidente, quindi, si tratta di riprendere un ragionamento con Roma.
“Rossi e Kompatscher in questo anno e mezzo di legislatura hanno fatto un egregio lavoro. Si tratta di continuare”.
Tra le realtà più avanti nel favorire il dialogo e la collaborazione tra le due province di Trento e di Bolzano possiamo annoverare molte realtà ecclesiali (ad esempio gli scout dell'Agesci). Come vede l'azione della Chiesa in questa direzione del dialogo?
“In modo assolutamente positivo. Spesso la Chiesa ha precorso alcuni eventi. Il dialogo, che politicamente c’è, ha bisogno di essere sempre rafforzato”.
La sua designazione a grande elettrice è maturata in un momento di grande fibrillazione all’interno della maggioranza al governo della Provincia di Trento. Che dice, la coalizione tiene?
“Io credo nella coalizione e credo nei rapporti tra i partiti di maggioranza. Ho vissuto però queste ultime settimane con una certa delusione. Una comunicazione maggiore poteva giovare ai rapporti. Arrovellarsi su una questione forse non della primaria importanza non ha giovato”.
Il consigliere di minoranza Giacomo Bezzi (Forza Italia), in passato esponente del Patt, che è il suo partito, auspica un avvicinamento tra autonomisti e forze di centro-destra.
“Ho letto le dichiarazioni di Bezzi. Ne prendo atto. Il dialogo porta sempre buoni risultati, ma in questo momento è prematuro dare una risposta”.
Di fronte a quelli che lei stessa ha definito “problemi che tolgono serenità ai cittadini” ritiene che le istituzioni stiano dando risposte adeguate? In quale direzione vorrebbe che si spingesse di più l’acceleratore?
“Le istituzioni stanno facendo grandi sforzi per dare risposte ai bisogni dei cittadini. Il nocciolo è l’economia. E il lavoro: è qui che bisogna spingere sull’acceleratore”.
A donne e giovani impegnati, capaci, che oggi non vedono un futuro, cosa si sente di dire?
“Di avere ancora fiducia nelle istituzioni e nella politica trentina e regionale”.
Lei ha cominciato a fare politica in un territorio ai margini del Trentino, il Tesino, per approdare al Consiglio regionale. In questi anni di attività politica, che cosa l'ha maggiormente delusa?
“Le delusioni non mi sono arrivate dalla politica, ma da quei cittadini che perdono la fiducia. E’ comprensibile, ma è proprio nei momenti di difficoltà che bisogna cercare di tirare fuori la forza”.
a cura di Antonella Carlin e Augusto Goio
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