Il progetto è in fase avanzata, pronto per essere accreditato dalla Provincia autonoma di Trento. Mira a valorizzare le meraviglie naturali della valle con l’acqua nel ruolo di elemento aggregante, per disegnare un futuro con una forte connotazione della propria identità da salvaguardare e da tramandare.
Il nascente “Ecomuseo della Valle dei Laghi” diverrà il luogo identificativo della comunità, depositario di radici storiche, saperi e consuetudini locali. La Valle dei Laghi, con il suo ambiente, i segni, le testimonianze culturali, della tradizione, della storia e dell’arte ha tutti i requisiti culturali e naturalistici per imboccare la via di uno sviluppo economico sostenibile che troverò nell’Ecomuseo l’elemento catalizzatore, capace, si confida, di incoraggiare nuove professionalità sul territorio e di avere positive ricadute in molteplici applicazioni didattiche. Lo rivela lo studio di fattibilità curato nel 2012 dalla consulente ambientale Annalisa Bonomi che, affiancata da Paola Aldrighetti, ha indicato le tappe verso la nascita dell’Ecomuseo, che già si fregia di un proprio logo e di una mappa di comunità. La sede operativa coinciderà con quella del Consorzio delle Pro Loco, a Vezzano.
L’Ecomuseo della Valle dei Laghi nasce sulla scia di altre otto realtà riconosciute, riunite nella Rete degli Ecomusei del Trentino (la seconda realtà istituzionale italiana, dopo il Piemonte, a dotarsi di un appropriato strumento normativo nel 2000). Sarà una realtà non confinata all’interno di un qualche edificio, ma diffusa sul territorio, all’aria aperta, nella quale tutti e tutto sono opera d’arte. “La cultura che verrà diffusa dalle attività dell’ecomuseo sarà una vera ricchezza per la Valle dei Laghi, una risorsa determinante per il suo sviluppo turistico ed economico”, secondo il parere di Bonomi.
Della neonata associazione “Ecomuseo” fanno parte, con la Comunità di valle, le sei municipalità e una consulta di quattro delegati di prossima nomina, concepita come “motore pulsante dell’ecomuseo”.
All’incontro di presentazione al pubblico, la presidente della Commissione Cultura del Consiglio provinciale, Lucia Maestri, augurandosi che questo progetto possa rafforzare la coesione sociale, si è detta convinta della forza del processo partecipativo attivato “dal basso”, essenziale per tenere in vita un ecomuseo. Questo, a suo dire, “testimonia la capacità di una comunità di sentirsi tale, rafforza il senso di identità e permette a ciascuno di conoscere e riconoscere valori e competenze sul territorio”.
Trentanove anni fa, Hugues de Varine, archeologo, storico e museologo francese, padre fondatore dell’ecomuseo, scrisse che “esso è innanzitutto un attore di cambiamento voluti”. Superando la struttura chiusa che è il museo tradizionale, l’ecomuseo “costringe” la comunità a siglare un patto che le assegna il compito di prendersi cura del proprio territorio.
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