Valerio Pappalardo è il nuovo direttore; arriva da Agrigento. Vistoso calo rispetto al 2013 nella popolazione carceraria
Mons. Luigi Bressan impegnato, durante il periodo natalizio, per i riti liturgici in Cattedrale, ha voluto tuttavia salutare il nuovo anno con i detenuti presso il carcere di Spini di Gardolo dove ha celebrato una Messa solenne. Per i canti, la liturgia è stata accompagnata della corale del Circolo degli anziani di Mattarello, diretta dal giovane maestro Giacomo Dossi che ha eseguito soprattutto canti natalizi di fronte ad una rappresentanza della comunità carceraria assai affollata tanto di maschi che di donne. Un'esperienza definita dal presidente del Circolo, forte di ben mille soci, Marco Perini, “unica e commovente”.
Ad accogliere il vescovo, il comandante dott. Domenico Gorla con l'ispettore Fabrizio Tomasi e numerosi agenti. Gorla ha portato il saluto anche del nuovo direttore, Valerio Pappalardo, assente perché impegnato nell'operazione di trasloco da Agrigento dove dal 2013 era direttore della Casa circondariale. La nomina del direttore carcerario era attesa da tempo ed è coincisa, in maniera del tutto fortuita, con l'annuncio nelle stesse ore da parte di Papa Francesco della presenza fra i nuovi cardinali del vescovo di Agrigento, mons. Francesco Montenegro, assai noto anche in Trentino.
Il carcere mandamentale trentino ospita attualmente circa 200 detenuti, 60 in meno rispetto al 2013 a causa delle norme “svuota-carceri”, quasi tutti molto giovani, stranieri per il 70% , condannati per vari reati come il furto, lo scasso, spaccio di droga, rissa, a pene detentive non superiori a 5 anni. Nella sezione femminile sta per entrare in funzione una cucina per consentire una maggiore autonomia operativa e alimentare, rispetto ai pasti attualmente forniti da un unico centro. Per la componente religiosa che opera in carcere anche con un padre Fabrizio Forti, cappellano cappuccino del carcere, coadiuvato dal diacono Alessandro Gremes e dallo studente di teologia, seminarista, Daniel Romagnolo che ha poi concelebrato col vescovo e il suo segretario don Mauro Angeli.
Il vescovo Bressan ha voluto confermare l'attenzione particolare della diocesi che con il vicario generale mons. Lauro Tisi, il giorno di Natale, ha inteso esprimere con gli auguri, l'affetto della comunità cristiana, coerentemente con quello che è il messaggio di Gesù nelle beatitudini circa il dovere dello “stare” con i carcerati. Bressan ha quindi invitato tutti a “guardare in avanti” con coraggio, senza lasciarsi sopraffare dallo sconforto, a “guardare a Dio, come pienezza della luce che illumina il nuovo cammino da costruire insieme, a quel Dio che ha voluto nascere bambino e povero, che si è spogliato (svuotato) e fatto uomo per il nostro bene, luce in mezzo alle tenebre che tutti possono chiamare ‘papà-padre’, dialogando dunque con lui che non abbandona nessuno”. Bressan ha ancora ricordato l'inizio del nuovo anno celebrato dalla Chiesa con marce per la pace del mondo in numerose città (a Trento quella provinciale, a Vicenza quella nazionale). Pace, ha affermato, da vedere non solo come assenza di guerra, ma quale “condizione delle persone in armonia con se stesse, con la natura e con gli altri”. Ha citato anche il messaggio di Papa Francesco sul tema “Non più schiavi, ma fratelli” inteso a favorire il superamento dello sfruttamento, attuato attraverso molteplici forme, dell'uomo sull'uomo.
Alla fine della Messa ai religiosi e ai vertici di polizia i detenuti hanno fatto dono di personaggi del presepe costruiti nei laboratori carcerari con materiale povero: tela gessata, farina di riso, sapone. Lungo il corridoio che dalla portineria porta alla cappella era stato allestito un presepe frutto della collaborazione e della fantasia di maschi e femmine, in oltre un mese di lavoro durante l'Avvento con un percorso anche di catechesi. Maria è stata rappresentata in gravidanza, con il pancione, e dopo il parto nella capanna di Betlemme, fra i pastori, qualche ricco in procinto di presentarsi davanti al Bambinello in carrozza e con la Maddalena intenta a leggere la Bibbia in totale solitudine, un personaggio evangelico voluto dalle donne. Un'icona – ha commentato padre Fabrizio Forti – mentre a grandi lettere a tutti era riservata la lettura di un interrogativo: “Io… tu… noi… Ma che pastori siamo?”.
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