Il 2014 – Anno internazionale dell’agricoltura familiare – passa il testimone al 2015, in cui l’Onu rimarca l’importanza dei terreni per la sicurezza alimentare e gli ecosistemi
Alle cantine Pisoni di Pergolese – nella piana delle Sarche che da Castel Toblino si espande verso Dro e Arco – si è svolto a fine anno 2014 un interessante convegno sul ruolo delle aziende agricole, sulla riscoperta dell’agricoltura anche da parte dei giovani (donne e uomini che si mettono in gioco, rischiando), sugli sprechi alimentari, con particolare riguardo alla speculare penuria di cibo per quasi 1 miliardo di persone nel mondo. A partire da un esempio di agricoltura familiare che sa fare un uso intelligente e parsimonioso delle risorse della terra per ricavarne il meglio – e lo dimostra il fatto che si tratta, qui, di un’azienda che regge bene sul mercato con maggiore rispetto per l’ambiente e non chiudendo gli occhi e il cuore di fronte agli enormi disequilibri mondiali in un pianeta in cui si sta allargando la forbice tra i pochi che hanno molto e ne fanno sovente scialo e grandi moltitudini che sono invece prive del necessario per condurre una vita degna di essere vissuta, appunto, con dignità e nel rispetto dei diritti fondamentali.
Un piccolo convegno – e iniziative come questa dovrebbero moltiplicarsi nelle settimane che ci avvicinano all’Expo -, ma significativo delle riflessioni che si possono portare avanti e che devono trovare ulteriore impulso di analisi e riflessione in tutte le sedi, la scuola in primis, in vista della grande esposizione universale d’inizio maggio a Milano; e proprio in un posto, le Cantine Pisoni, che hanno dimostrato di saper camminare con i tempi e anzi anticipando i tempi se si tiene conto della produzione biologica e biodinamica che viene praticata già da tempi non sospetti.
E’ toccato a Carlo Bridi di Assfron (Associazione scuola senza frontiere) fare un’analisi a tutto campo con continui riferimenti tra il “locale”, con la conoscenza e la perizia che gli derivano da un’esperienza quasi settantennale nel mondo agricolo trentino, e il “globale”, a partire dal suo lungo impegno a favore dell’autosviluppo dell’Africa.
Quello degli sprechi alimentari è un tema a cui Bridi tiene particolarmente, su cui torna in modo tambureggiante, “uno scandalo che contraddice – ha rimarcato con forza – la destinazione universale dei beni del pianeta”. Il 49% del cibo viene sprecato dalle famiglie: sono circa 12 miliardi ogni anno nella sola Italia. Ma non sono da meno le mense scolastiche, dove il 30% delle pietanze viene buttato. E qui Bridi ha interpellato l’assessore provinciale all’Agricoltura, Dallapiccola, presente all’incontro, perché qualcuno si assuma la responsabilità di correggere questa stortura. Sembra infatti che le competenze siano delle Comunità di Valle, però non è ben chiaro e si assiste a un rimpallo di responsabilità.
Per Bridi c’è un duplice obiettivo – e lo testimoniano i suoi incontri con le classi in ogni tipo di scuola, una sessantina finora e altrettanti nei prossimi mesi -: primo, investire sui ragazzi e sui giovani per un’assunzione di consapevolezza di corrette pratiche; e poi, non meno importante, far riscoprire l’agricoltura col ruolo imprescindibile dell’Istituto di San Michele dove, non a caso, le richieste di iscrizione conoscono un’impennata che fa ben sperare per il futuro.
In questa scia di buone azioni quotidiane si inserisce il lancio degli orti scolastici per cui, grazie all’azione trainante del Consorzio dei Comuni, già diverse Amministrazioni locali, in ogni valle del Trentino, si sono rese disponibili per dotare le scuole, le più diverse – centrali e periferiche, piccole e grandi – di appezzamenti di terreno dove si possa insegnare ai bambini e ai ragazzi i rudimenti fondamentali della coltivazione dei prodotti. Orti scolastici qui in Trentino e orti in Africa – ha insistito Bridi -, ribadendo la partnership privilegiata col “nostro” vescovo Giuseppe Filippi nella regione di Karamoja in Uganda. Perché quello che è assolutamente necessario è “creare una mentalità diversa, per evitare gli sprechi” e moltiplicare le azioni di solidarietà concreta con chi è nel bisogno, uno sguardo lungo che sa vedere lontano oltre il proprio stretto tornaconto.
Anche il dottor Michele Pizzinini, medico nutrizionista e particolarmente sensibile alla pedagogia di un’attenta e consapevole alimentazione preventiva, tra l’altro, di alcune malattie come l’obesità e il diabete, ha insistito sulla questione degli sprechi alimentari e sulla cattiva gestione delle risorse. Partendo dalle crude cifre: il fatto che nel mondo ci sono 900 milioni di denutriti e ben 1 miliardo e mezzo di persone sovrappeso. Che ogni supermercato butta ogni giorno, in media, circa 250 kg di derrate. Che le malattie legate a una scorretta alimentazione stanno aumentando in modo esponenziale con gravosi costi anche per la sanità pubblica.
Da qui la necessità – ha evidenziato – di invertire la rotta, di prendere consapevolezza dello stato delle cose e di “essere protagonisti del cambiamento”. Concretamente: consumare prodotti locali e di stagione, mangiare meno e alzarsi da tavola mai completamente sazi. E ha consegnato all’uditorio parole simbolo che tutti dovremmo fare nostre: risparmiare, essere sobri, accontentarsi e non essere ingordi.
Solo da comportamenti individuali consapevoli possono innescarsi cambiamenti sociali significativi e duraturi. Necessari, oltretutto, non più procrastinabili.
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